La sottile dittatura che ci affligge

Sabato sera sono andata a vedere Draquila di Sabina Guzzanti e posso dire che è un gran film, da vedere prima che sparisca dalle sale. Non bisogna aspettarsi un film comico, anche se a tratti si ride. Direi anzi che è tragico, perché dipinge il meccanismo della sottile dittatura che ci affligge. Si esce dalla sala con un grande scoramento. E’ un film documentario sulla ricostruzione post-terremoto a L’Aquila, si potrebbe dire sulla decisione di gettare una città d’arte al macero e sostituirla con delle new-towns maggiormente controllabili da un big-brother, che molto somiglia a quello di George Orwell. Prove tecniche di una dittatura che ha già delle solide basi. Più che l’inchiesta (molto ben documentata) sugli scandali che hanno accompagnato il terremoto e il dopo terremoto, il film ci da’ una lettura della sua autrice che a mio avviso è molto condivisibile, anche se sconvolgente. La teoria è quella che una delle più belle e storiche città d’Italia, oltre ad essere servita a stornare denaro a favore di esponenti del governo nazionale in carica e del Vaticano, è anche stato un giocattolo in mano al nostro Premier, che si è divertito ad imporre il suo ideale stile di vita, con una forza di persuasione che dal paternalismo spinto è arrivato a vere e proprie forme di violenza, psicologica e a volte fisica. La forza del film è quella di mostrare il consenso all’operazione da parte delle vittime del raggiro. La maggior parte dei terremotati intervistati loda profusamente il Premier, osannandolo come salvatore, però proprio dal loro consenso puoi accorgerti del danno già fatto: queste persone sono irrecuperabili. Il loro lavaggio del cervello è iniziato tanti anni fa, con la sintonizzazione del televisore di casa su Canale 5, il resto è stato prodotto in quel momento di debolezza psicologica che segue ad una tragedia in cui, se sopravvivi, hai comunque perso la tua vita (affetti, casa, oggetti, punti di riferimento geografici, simboli di convivenza civile). E’ proprio una tecnica criminale quella in cui un complice procura un allarme (rapimento, stupro, rapina) e un altro complice si presenta come salvatore per compiere il reale delitto, la vittima si fida completamente del salvatore e prima che possa accorgersi della realtà il danno è già fatto. Così gli abitanti di una città  di medie dimensioni (e di un notevole numero di piccoli comuni) si sono trovati in balia di una organizzazione paternalistica che li ha privati delle libertà civili. Li ha costretti ad abbandonare case non compromesse dal sisma, ha decretato alla distruzione la storia dei loro luoghi, li ha recintati in tendopoli che sembravano campi di concentramento: gli estranei non potevano entrare, non si potevano distribuire volantini e appendere striscioni, non ci si poteva riunire per discutere, neanche eccitarsi bevendo caffè e coca cola, però si mangiava bene e si poteva vedere la televisione. La città e i paesi colpiti sono stati dichiarati morti perché la tentazione del potere assoluto sulla gente è diventato irresistibile. Vi ricordate il funerale di Raimondo Vianello in cui il premier carezzava la testolina della vedova come fosse un giocattolino, ridacchiando sotto i riflettori? Questo è il suo Partito dell’amore: amore possessivo, amore sciacallo. Potere assoluto sullo stile di vita dei sudditi. Così lui progetta le case delle sue new-towns, sceglie le suppellettili, persino la paletta e la scopa, come fosse di fronte al monitor a giocare al videogioco The Sims.

Del resto, come recita nel film la voce fuori campo di Sabina Guzzanti, Berlusconi ha iniziato costruendo casette e questo sembra essere il gioco che maggiormente lo diverte, perché più che proporre dei nuclei abitativi lui propone il suo mondo ( in questo caso fatto di laghetti artificiali, programmi televisivi, pubblicità e centri commerciali). Questo è il meccanismo di ogni dittatura che si rispetti e come giustamente sostiene uno degli intervistati da Sabina Guzzanti, le dittature non sono soltanto quelle che torturano e ammazzano (anche se qualche torturato, e morto, in Italia c’è scappato). Il lavaggio del cervello, totale annientamento di ogni forma di dissenso, è una sottile dittatura forse più pericolosa di quelle violente, perché alla violenza prima o poi ci si ribella, non fosse altro perché non si ha più nulla da perdere. Ad una dittatura che riesce a convincerti che la miseria che hai, fatta di calcio, centri commerciali e televisioni, è tutto ciò che si può desiderare al mondo, non trovi molte ragioni per opporti e questa è la ragione per cui questa sottile dittatura è destinata a durare. Nel frattempo, si impedisce la crescita delle coscienze, con la mortificazione di tutto ciò che ascrivibile al concetto di cultura: dalla scuola pubblica alle università, dalle biblioteche alle città d’arte, dal cinema al teatro, dall’editoria al patrimonio museale, dalla musica alla letteratura e alla poesia. A quest’ultimo proposito basta guardare il nostro Ministro della Cultura, Sandro Bondi, creatore di un genere poetico che molto si ispira a quello all’amor cortese dei menestrelli medievali, con la sua poesia gentile a favore della castellana amata, cioè il suo Premier. Nel frattempo da Ministro deputato ha avuto le mani basse per distrugge la vera cultura, quella che intimidisce lui e il suo Premier  che non hanno gli strumenti per comprenderla, magari mangiandoci sopra. Prova ne è l’esordiente scandalo sulla ristrutturazione del Museo degli Uffizi, che vede coinvolto proprio lui, che si rifiuta di rappresentare il nostro paese al festival di Cannes, reputandolo colpevole di aver accettato fuori concorso  Draquila, “un film che scredita l’immagine dell’Italia”. Giudicate voi chi scredita l’Italia.

Comments

2 comments on “La sottile dittatura che ci affligge”
  1. Il problema è che negli ultimi anni l’opposizione ufficiale si è adoperata al solo scopo di spegnere le pulsioni vitali di tutti quei gruppi non organizzati che la stimolavano ad essere vigile combattiva. Con il vero nemico ha invece tentato un dialogo impossibile. Nel frattempo l’attacco alla cultura e alla scuola pubblica sta provocando un’analfabetismo di ritorno capace di rincretinire la classe media. Bisognerebbe ricominciare tutto d’accapo, ma gli Italiani sono talmente lobotomizzati che non so quale evento catartico potrebbe risvegliarli.

  2. luisa ciuni ha detto:

    sono molto d’accordo e anche molto preoccupata. Perchè noi contrari a questo tipo di operazioni, di mentalità, di maniera di fare, siamo, da un lato, molti e dalla’ltro del tutto dispersi. Non abbiamo leader, programma, iniziaitve comuni, non esprimiamo un movimento nazionale.
    Io stesso, che vivo a Milano, ancora oggi non so per chi votare. E qui in Lombardia vediamo ogni giorno porcherie anche maggiori. Servono accordi, programmi, idee. Altrimenti continueremo noi a lamentarci e basta e lui a fare la parte di Napoelone

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