Una questione delicata

Anche se ultimamente nel mondo dello spettacolo si è rischiata la caccia alle streghe, io continuo a rivendicare la valididà della campagna #metoo. Alcune denunce sono state confortate da prove concrete, altre no, qualcuno ha approfittato per ottenere denaro e visibilità, ma non si può negare l’emersione di una abitudine al comportamento abusante nel mondo dello spettacolo, anche quando non si è arrivati alla violenza sessuale vera e propria. L’opinione pubblica si è chiesta se un artista può essere considerato tale ponendo su uno dei piatti della bilancia riconoscimenti internazionali e sull’altro giovani donne umiliate in modi diversi. Personalmente mi chiedo anche quanto valido sia (soprattutto sia stato in passato) il consenso di giovani attrici a scene erotiche giudicate “necessarie” all’opera d’arte. In questo ambito si annovera la vicenda di una giovane attrice (minorenne per le leggi italiane di allora) che secondo denunce e confessioni postume sembra si sia trovata di fronte a scelte professionali che l’hanno umiliata, se non addirittura abusata. Se queste vicende che hanno portato successo al regista hanno al contempo segnato la ragazza al punto da accorciarne l’aspettativa di vita, io vorrei oggi dire qualcosa, a due giorni dalla giornata contro la violenza sulle donne e dall’inizio delle celebrazioni postume del regista in questione. Io vorrei abbracciare virtualmente quella ragazza di 19 anni che si chiamava Maria Shneider, dare voce alla sua versione dei fatti, farle capire che nonostante donna, nonostante vittima di oblio, qualcuno sia ancora capace di ascoltare la sua sofferenza. Non voglio condannare, non voglio rovinare la festa, ma vi invito a documentarvi prima di osannare l’artista. Un tempo dicevamo il personale è politico, io ci credo ancora.

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