Elda Cap. 7, Augusto

Questo capitolo è letto da Graziella Maltese

E Augusto per fortuna diede notizia di sé, l’indomani Elda ricevette un mazzo di fiori, con un biglietto che fissava un appuntamento per il sabato successivo.

Quel ragazzo aveva avuto il tempo di rientrare al paese e trovare una scusa per recarsi nuovamente in città. L’arrivo di fiori in tempo di guerra non era evento che potesse passare inosservato, anche se si trattava di un piccolo mazzetto recapitato da un garzone qualunque. Elda non capì quante persone in casa, oltre lei, avevano avuto modo di leggere quel biglietto, ma le sembrò che sua madre non opponesse alcuna difficoltà nel darle il permesso per uscire. Elda attese il momento dell’appuntamento come avvolta da un manto che le dava asilo, con la sensazione di essere l’unica privilegiata ad avere una via di fuga da quella guerra. Quel pomeriggio i due ragazzi passeggiarono lungo via Dante, poi arrivarono in via Ruggero Settimo e presero un gelato alla pasticceria Caflisch, Elda non entrava lì dall’inizio della guerra e Augusto, nonostante fosse giovane, aveva già i modi galanti e protettivi di un uomo maturo, mentre i camerieri erano con lui molto deferenti:

“Buonasera Barone.” poi salutavano anche lei come fosse sua pari. Elda era impensierita dalla ricerca di argomenti di conversazione perché voleva assolutamente mostrarsi all’altezza della situazione senza annoiarlo. Quel pomeriggio la città le sembrò meno tetra, riusciva a non vedere gli squarci sui muri e le insegne dei ricoveri, chiedendosi come mai le vie fossero quasi deserte, nonostante fosse un sabato pomeriggio. La città invece continuava a sentirsi in guerra e non sembrava partecipare alla sua felicità.

Ritornando a casa Augusto volle sedersi con lei in una panchina in ombra a Piazza Castelnuovo, dietro il palchetto della musica. Voleva baciarla ancora, a Elda sembrò un posto troppo visibile così ripresero il cammino, poi Augusto scovò una stradina molto buia che incrociava la Via Villafranca e lì, nella rientranza di un cortile, finalmente si baciarono. Elda si vergognò di averlo desiderato.

Augusto tornò il 5 agosto per il 17esimo compleanno di Elda, donandole una scatola di legno intarsiato che nascondeva un doppiofondo. Tornò a trovarla ogni volta che poteva.

Spesso scendeva in città col padre ma una volta giunse da solo e la convinse ad andare nel suo palazzo di famiglia alla Marina.

Elda era imbarazzata nel presentarsi così in casa d’altri, mostrando in questo modo l’intimità raggiunta con Augusto. Entrarono però da una porticina di servizio perché lui aveva un accordo col maggiordomo di casa e per tutta la visita non ci fu traccia della servitù. Da una scaletta interna Elda scorse una finestra piccola e rotonda che guardava in direzione del mare, sotto di questa c’era una terrazza, parallela alle Mura delle Cattive, ricca di piante esotiche e bei mobili in ghisa. Augusto condusse Elda nella sua stanza che era grande più del salotto della sua casa: era arredata con mobili intarsiati e il letto era a baldacchino con le colonne tornite, le tappezzerie floreali erano in raso di seta come i tendaggi chiusi e serrati, sbirciando fra i quali si intravedeva la stessa terrazza di prima, ora più in basso; alle pareti c’erano bei paesaggi campestri e la ragazza si guardava attorno affascinata, intuendo di aver varcato la soglia di un mondo seducente e proprio per questo pericoloso.

Giorni prima aveva origliato una conversazione fra la nonna e la mamma:

“Le stai dando troppa libertà, l’ho capito che si vede con un giovine.” diceva la nonna.

Maman – rispondeva Wanda abbassando il tono della voce – è un ottimo partito!”

“Proprio di questo ho paura! – rispondeva la nonna alzando la voce, nella speranza che la nipote potesse sentire – Quel giovine potrebbe soltanto prendersi divertimento dalla nostra piccola Elda.”

La ragazza aveva sentito, anche se non aveva capito quale fosse il divertimento cui accennava la nonna, adesso invece, in quella casa senza sorveglianza, capiva di essere nello scenario ideale per una trappola.

Cercò di mostrarsi interessata alla mobilia e alle suppellettili di quella stanza, non c’erano libri ma molte fotografie incorniciate da commentare e le fece tenerezza osservare il suo innamorato, da bimbetto, nella terrazza sul mare, in un abbraccio sensuale con la mamma e poi più grande vicino alla sorella Ludovica e alle istitutrici.

Finirono col baciarsi e con l’adagiarsi sull’enorme letto a baldacchino. Elda fu calda ma non permise nessuna intrusione fra le sue vesti. Riuscì a ritrarre la mano di lui ovunque questa volesse giungere. Alla fine Augusto si arrese:

“Scusami, mi sono lasciato trasportare, hai fatto bene a fermarmi.”

La ragazza tornò a casa turbata. In un primo tempo era stata soddisfatta di essere riuscita a controllare la situazione, evitando di compromettersi, poi invece si era chiesta che cosa provasse realmente per Augusto, riflettendo sul fatto che nei loro incontri, lei scivolava da momenti di intimità ad altri in cui aveva la sensazione di non conoscerlo appieno. Soprattutto, cosa provava Augusto per lei? La mamma vedeva solo meraviglie in quel mondo aristocratico ma se la nonna, nel suo perbenismo retrò, avesse anche detto qualcosa di sensato? Augusto si era davvero lasciato trasportare o aveva agito per calcolo? Elda capì che d’ora in poi doveva esaminare le reali intenzioni di Augusto, prima di cedere all’istinto.


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