Chiunque popolava quelle stanze aveva i pugni stretti in tasca e la frustrazione di non poter partecipare direttamente alla lotta partigiana, con la consapevolezza che la storia stava decidendosi altrove. Anche se lise e accomodate, le giacche erano sempre scure, spesso accompagnate ai baffi, ai capelli pettinati all’indietro e alle sigarette senza filtro fumate con smodatezza... I giovani dirigenti cercavano masse da coinvolgere nella rivoluzione e in Sicilia potevano trovarle soltanto nelle campagne, anche se il partito sembrava restio a coinvolgere i contadini. Erano perciò determinati a imporre una linea che ripartisse dalle antiche lotte dei Fasci Siciliani
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Elda cap. 32, I compagni
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Elda cap. 31, La vita nuova
L’antifascismo era ormai scontato e quei ragazzi avevano un’energia incontenibile, erano fieri e malvestiti e passeggiavano lungo la via della Libertà respirando l’aria di una vita da conquistare, finalmente! Mentre all’orizzonte s’intravedevano vincoli da spezzare e libertà da ottenere: via la monarchia e sì al voto anche alle donne.
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Elda cap. 30, Preparativi e ripensamenti
Sua madre si rese conto che il matrimonio avrebbe comportato ulteriori spese. La biancheria buona di famiglia era stata lasciata al Monte di Pietà senza che ci fosse stata la possibilità di riscattarla. Un pomeriggio madre e figlia andarono in giro fra le mercerie e i negozi di tessuti di via Maqueda, per comprare della stoffa per lenzuola da far ricamare alla nonna. “Almeno un paio - diceva Wanda a sua figlia - giusto per non farti arrivare li senza neanche una pezza.” Mentre indugiavano lo sguardo su merce che non potevano permettersi, Elda non resse più: “Sarebbe meglio che non mi sposassi…”
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Elda cap. 29, Accordi difficili
Erano seduti al solito bar, Elda guardava fuori, ormai sembrava che non riuscisse ad ascoltarlo senza distrarsi con quel panorama, la vista del via vai in quella Piazza le dava la forza di rispondere.
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Elda cap. 28, Un pacchetto dalle Madonie
Wanda, con indosso il grembiale, cercò di darsi un contegno mentre osservava attraverso gli occhi di costui la miseria della propria abitazione, a coronamento della quale c’era un catino di zinco al centro della sala d’ingresso che raccoglieva l’acqua piovana.
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Elda cap. 27, Pane e Panelle
...alla sede dell’AMGOT di via Bari c’è bisogno di personale per coordinare lo smistamento degli aiuti, sono sicura che sarai all’altezza di quel lavoro.” Teresa non dovette faticare a ottenere il posto per la cognata, che si rivelò una lavoratrice precisa e instancabile, riuscendo anche a farsi rispettare. Capiva tanti aspetti della guerra e della ricostruzione e contribuiva all’economia della famiglia. Ogni giorno, tornata a casa, aveva un gran raccontare a tutti.
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Elda cap 26, Rientro in città
S’incamminarono a piedi fra le macerie in una coltre bianca che era la polvere delle demolizioni, l’intera città ne era ricoperta e questo era un particolare che non avevano previsto... al posto di ogni vetrina stava un tavolino con delle bottiglie di vino e sedute a banchetto qualche ragazza e un'improvvisata tenutaria. Quelle erano state ragazze perbene.
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Elda cap 25, Ultimi giorni d’estate
In quello scorcio di fine estate le discussioni più animate avvenivano spesso nella spiaggia dell’Olivella, allora pulita e con una sabbia fine e chiara, anche se meno bella di quella di Mondello. “Siamo forse degli incoscienti a venire qui - diceva Giulio - le spiagge sono tutte minate.” “No... - rispondeva Pippo - in paese dicono che le mine, non appena collocate, sono state tolte a una a una dai contadini.”
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Elda cap 24, I fratelli Santelia
A Villalba vive un certo Don Calò Vizzini che è il capomafia di tutta la Sicilia. Per suo tramite tutto il paese sapeva il giorno esatto in cui dovevano arrivare gli americani, infatti quel giorno ci vediamo arrivare ‘sti carri armati e scende un soldato con un foglio in mano, si mette a leggere con l’accento che hanno i figli degli emigrati, dice: Don Calò Vizzini e nel mentre Don Calò arriva con un fazzoletto... hai capito? Erano già appattati.
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Elda cap 23, La villa di Bagheria
Igea stava allattando il bimbo su di una poltrona Luigi XVI, dorata e con una preziosa tappezzeria di raso a disegni floreali leggermente sfilacciata, mentre uno dei gatti stava accovacciato sulla sua spalla, Vittorio era seduto accanto a lei su di un pouf a leggere ad alta voce dei versi, mentre Ottavia stava appollaiata sul vano della finestra a disegnare.