…e loro erano rimasti lì, dei romantici perdenti arroccati come carbonari in quel palazzo… ma se loro erano i perdenti, chi erano i vincenti? I mafiosi che vivevano braccati dentro le stalle, nelle stesse condizioni di vita dei contadini del dopoguerra?
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Elda, 55° e ultimo capitolo
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Elda cap. 13, La cucina del Monsù
il Monsù si chiamava Don Isidoro e aveva il suo regno in una enorme cucina, motore principale di una industria laboriosa che iniziava la sua attività all'alba, quando Crocetta accendeva il focolare. Sulla parete nord vi era un’enorme esposizione di rame: pentole, forme di budini e padelle, che la piccola sguattera Saretta doveva lucidare ogni settimana con il limone e la cenere. C'era donna Nunzia addetta al forno perché si panificava ogni settimana e donna Cosima che controllava gli arrosti, c'era infine donna Carmela specializzata nelle fritture: arancine, crocchè, verdure in pastella soffici e croccanti. Poi Isidoro preparava sformati, pasticci di caccia, timballi, briosce e anche dolci: cassate, ravioli fritti con la ricotta e lo sfoglio.
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Finché c’è pane c’è speranza
Perché il pane fatto in casa è diventato uno dei simboli della tragedia Covid 19?
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La ricetta del pasticcio “alla Gattopardo”
Ricetta del pasticcio di maccheroni (timballo alla francisi), citata nel romanzo "Il Gattopardo", reinterpretata per i gusti odierni.
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Il “Pasticcio del Gattopardo”
Storia e ricetta del pasticcio di maccheroni (timballo alla francisi), piatto della cucina dei Monsù citato nel romanzo "Il Gattopardo", reinterpretata per i gusti odierni.