Ma per favore, cerchiamo di non fraintendere le migliaia di donne che in questo momento stanno offrendo il proprio tempo ed il proprio entusiasmo per uno degli eventi che, speriamo, possa tirare a galla una Nazione che si era impantanata nel liquame della mala educazione. In questa battaglia è difficile trovare gli slogan, individuare i nemici, mantenere una identità apartitica.
I motivi per cui siamo accorse in tantissime forse non li conosciamo distintamente, ancora fatichiamo a capire, sappiamo che si è colmato un vaso, che non ne possiamo più. Sbagliamo strada facendo, poi ci correggiamo. Un faticoso lavoro in itinere che ci sta arricchendo, ci sta fornendo una ad una le parole per ricominciare a parlare, noi che siamo state zitte per troppi anni. Siamo inesperte, non perché nuove alla lotta, ma perché un nemico così policefalo, scorretto e agguerrito era fuori dalla nostra immaginazione. Non è una battaglia di genere, ci siamo solo mosse per prime, chi è arrivato dopo ci dia una mano. Che nessuno diventi protagonista, nessuno resti escluso, nessuno resti offeso, nessuno ci metta in bocca parole che non abbiamo detto, nessuno interpreti la nostra volontà. Perchè dividerci prima ancora di esserci espressi? Non è più semplice parlare, capire insieme, gridare forte che vogliamo un’altra Italia?
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