“Elda, vite di magnifici perdenti” di Maria Adele Cipolla, dopo 18 anni torna nel luogo in cui è stato pensato e scritto, durante una turbolenta stagione di incontri carbonari. Ne parleranno con l’autrice Antonio Riolo e Marco Pomar, letture di Maurizio Spicuzza, come allora saranno di conforto bibite e biscottini. #eldavitedimagnificiperdenti #mariaadelecipolla #progettoelda #romanzostorico #romanzoillustrato #palermo #sicilia #sagafamiliare #sagasiciliana
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Elda a Palermo, all’Atelier Co-Work di via XX Settembre
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Il passaparola
E alla fine non c’è miglior pubblicità del passaparola, di chi ti consiglia un libro perché poi ne vuole parlare con te, magari aggiungendo “ero triste alle ultime pagine, perché la mia lettura stava finendo”. …
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Elda cap 38, A mani nude
“Pietro, c’è stata una strage a Portella delle Ginestre! Mentre c’era il comizio hanno sparato dai monti lì attorno e hanno ammazzato undici compagni[1], ci sono decine di feriti fra cui donne e bambini. Stiamo cercando di evitare il peggio. I compagni vogliono andare a prendere i mafiosi a casa per ammazzarli. Li Causi ha detto di mantenere la calma, ma la situazione è difficile e ci può scappare di mano, forse sarebbe meglio che tornaste.”
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Elda cap. 28, Un pacchetto dalle Madonie
Wanda, con indosso il grembiale, cercò di darsi un contegno mentre osservava attraverso gli occhi di costui la miseria della propria abitazione, a coronamento della quale c’era un catino di zinco al centro della sala d’ingresso che raccoglieva l’acqua piovana.
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Elda cap. 18, Nostalgia di casa
Quei tipi loschi, che i nobili di tanto in tanto ospitavano nelle proprie foresterie, adesso giravano per i paesi dando istruzioni alla popolazione; consigliavano ai giovani in procinto di partire per il fronte di nascondersi in campagna per qualche tempo, ai militari in licenza di disertare, ai gerarchi fascisti di indossare abiti civili e non farsi vedere in giro: le truppe angloamericane erano già sbarcate a Pantelleria e la piccola isoletta siciliana si era arresa l’undici di giugno, a questo punto si attendeva lo sbarco in Sicilia. “Signorina, parta adesso, tutti dicono che gli americani stanno arrivando, non si sa cosa potrà succedere dopo”
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Elda cap. 17, Nei feudi
L’automobile portò le due donne in tre feudi, ognuno dei quali aveva un nome e nel quale la famiglia possedeva una casina arredata con bei mobili ottocenteschi, sempre tenuta pulita e pronta a ospitare qualcuno dei proprietari che si fosse voluto fermare lì per la notte. In realtà quelle case aspettavano trepidanti ospiti che non vi albergavano mai, mentre sembrava che non ci fosse posto per i lavoratori della terra, che infatti dormivano nelle stalle. Questa miseria era lo specchio della ricchezza dei salotti di paese e città e Elda poteva solo stare zitta
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Elda cap. 16, Oltre il salotto
La Principessa raccontava soltanto quello che gradiva, evitando di addentrarsi troppo in profondità nel proprio privato, i codici di quel rapporto si stabilirono utilizzando ancora una volta il potere intuitivo che avevano trovato nel pomeriggio dell’incidente. Elda capiva perspicacemente i confini di una confidenza che si caricava di sentimenti silenziosi giorno dopo giorno e, come per un processo naturale, il salottino si animò di un rapporto a due che escludeva le altre donne.
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Elda cap. 15, lezioni di letteratura
“Vede signorina questo non è un romanzo, Guerra e Pace è il romanzo, dove ci sono storie umane che possono certamente interessare, anche divertire, ma solo chi riesce a vedere al di là di esse può accedere agli strumenti per capire i testi classici della letteratura europea. Io credo che lei, con dei buoni insegnamenti, potrebbe varcare questa soglia.”
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Elda cap 14, Il salotto della Principessa
L'anziana nobildonna era caduta come una gigantesca marionetta improvvisamente privata dei suoi fili e il suo sguardo supplichevole e vergognato esprimeva una richiesta d’aiuto, discreto se possibile. Successe così una cosa imprevedibile: con una serie di lampi fra le due intelligenze, fatti di sguardi e di pensieri, s’instaurò in un attimo una comunicazione che autorizzò l’impertinente ragazza a compiere un atto che poteva essere giudicato come irresponsabile.
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Elda cap. 13, La cucina del Monsù
il Monsù si chiamava Don Isidoro e aveva il suo regno in una enorme cucina, motore principale di una industria laboriosa che iniziava la sua attività all'alba, quando Crocetta accendeva il focolare. Sulla parete nord vi era un’enorme esposizione di rame: pentole, forme di budini e padelle, che la piccola sguattera Saretta doveva lucidare ogni settimana con il limone e la cenere. C'era donna Nunzia addetta al forno perché si panificava ogni settimana e donna Cosima che controllava gli arrosti, c'era infine donna Carmela specializzata nelle fritture: arancine, crocchè, verdure in pastella soffici e croccanti. Poi Isidoro preparava sformati, pasticci di caccia, timballi, briosce e anche dolci: cassate, ravioli fritti con la ricotta e lo sfoglio.