Tante volte, nella sua vita, Elda aveva pensato a quel pomeriggio come a quello precedente: in quei due giorni ebbe i primi brividi di cambiamento della sua vita. Iniziava a capire i suoi veri stati d’animo, le tornò in mente la zia Teresa e adesso giustificava quella partenza improvvisa. Capì che anche in condizioni di estrema cattività, come quella della zia, una donna può trovare le armi per operare un cambiamento. Il giorno prima lei pensava di avere agito più che altro per istinto, ora invece concludeva che quella era stata una scelta: non aveva colto l’opportunità di mettersi in mostra a scapito di una donna in difficoltà, decidendo al contrario di esserle solidale.
E come poi interpretare l’invito della Principessa a confrontarsi nel campo della buona letteratura? Era un segno di gratitudine? La proposta d’incontro in un ambito più alto di quello dei soliti pettegolezzi? Spinta da Giulio Elda aveva letto sin da piccola e poi vi aveva preso gusto, era l’unico passatempo consentito ai due fratelli e lo scaffale del soggiorno di casa era stato consumato in fretta: ogni volume di quel magro repertorio era stato letto almeno tre volte, elevando per esclusione un “ottocento italiano” che non avrebbe neanche meritato tanta dedizione. Come Giulio lei era riuscita a fare incetta dei volumi della biblioteca del liceo classico, anche quelli tanto limitati nella quantità e nella geografia che già li aveva esauriti. Insieme i due ragazzi avevano anche fatto qualche incursione alla biblioteca di Corso Vittorio Emanuele dove a loro non era consentito portare volumi a casa, potevano soltanto leggere a puntate pagando ogni volta l’ingresso, così avevano imparato a divorare un intero libro a pomeriggio. Leggevano di tutto senza seguire un filo logico, spesso imbattendosi in cattiva scrittura e senza avere molta contezza della letteratura straniera. I genitori erano dei lettori svogliati e convenzionali e non potevano certo costituire una guida alla scelta dei figli Ma cos’é questa smania di leggere? si chiedevano l’un l’altro stupefatti.
Elda capiva che la Principessa, oltre ad aver molto letto, doveva aver affinato una capacità di critica che a lei e Giulio ancora mancava, sarà stato il modo in cui modulava la sua voce da un personaggio all’altro o da come affrontava le descrizioni, fatto sta che la ragazza riusciva a ricevere dalla lettura di quelle pagine molto più del racconto di un fatto. Quel romanzo corale aveva una cadenza epica che andava al profondo delle anime dei suoi personaggi e Elda si rendeva conto che in quel salotto un mondo la stava attirando a sé e non era certo quello dei broccati, dei gioielli e degli scaloni di marmo; per la prima volta le piaceva stare in quel Palazzo.
L’indomani Elda arrivò per prima e la Principessa, appena giunta, continuò la lettura soffermandosi di quando in quando:
“Che differenza fra i salotti di Mosca e quelli di San Pietroburgo!”
“Chissà se la prodigalità di Anna Michàjlovna verso il giovane Pierre sia del tutto disinteressata.”
Alla fine della contesa sul letto di morte del Conte Bezuchov, la nobildonna suggerì a Elda di continuare da sola almeno altre cinquanta pagine, in modo da poter commentare l’indomani con lei quello che aveva letto. Il terzo giorno, quella che ormai poteva chiamarsi una lezione di letteratura, fu interrotta dall’ingresso della signorina Lucia che reclamava la giovane maestra per l’insegnamento del latino a Olghina.
“Signorina Lucia, non siete in grado di impartire l’insegnamento del latino a mia nipote senza l’aiuto della signorina Elda? Non vedete che la signorina è impegnata?”
La signorina Lucia andò via imbarazzata e vittoriosa e si chiuse così la farsa delle lezioni di latino.
Alla fine del primo libro Elda e la Principessa parlarono del comportamento di Natasha, delle sue eventuali giustificazioni e di quanto la guerra stesse influendo sulle vicende di quelle vite.
“Vede signorina questo non è un romanzo, Guerra e Pace è il romanzo, dove ci sono storie umane che possono certamente interessare, anche divertire, ma solo chi riesce a vedere al di là di esse può accedere agli strumenti per capire i testi classici della letteratura europea. Io credo che lei, con dei buoni insegnamenti, potrebbe varcare questa soglia.”
“La ringrazio Principessa.”
“Non abbiamo ancora iniziato. – le disse questa severa, facendo seguire una lunga pausa – Torniamo a noi, non è facile trovare traduzioni in lingua italiana della letteratura straniera e se vogliamo continuare dovremo leggere qualcosa in lingua originale, signorina lei parla le lingue?”
“Comprendo le parti in francese di Guerra e Pace, è la lingua che ho studiato a scuola.” – rispose Elda.
“Saprebbe leggere un intero volume, in francese?”
“Con un po’ di fatica.”
“Da domani, Signorina, trascorreremo due ore al giorno conversando in francese e altre due studiando letteratura, anche utilizzando le traduzioni in questa lingua. Finita Guerra e Pace è mia intenzione leggere con lei altre opere di autori russi, poi passare agli inglesi con Jane Austen e le sorelle Bronte, poi ai francesi con le opere di Flaubert, Balzac e Victor Hugo, quindi passeremo a Goethe. Penso che nel giro di qualche mese la sua preparazione potrà essere degna della sua intelligenza.”
“La ringrazio molto, sua Eccellenza, ma per la verità il mio periodo di soggiorno dovrebbe concludersi dopodomani.” – disse Elda desolata.
“Vorrà dire che domani telegraferà alla sua famiglia comunicando che i suoi impegni di studio la trattengono ancora per qualche tempo.”
Elda sentì seccarsi la gola e non seppe come rispondere.
“Mia cara, lei sa bene che la sua stanza non è contesa da altri ospiti e che i miei pomeriggi sono estremamente tediosi.”
La Principessa diede ordini precisi ad Augusto, perché Elda fosse accompagnata al posto telefonico, in modo che potesse mettersi in comunicazione con la sua famiglia e gli diede anche una lettera da mandare alla madre, nella quale formulava un formale invito a che la ragazza si trattenesse fino a data da destinarsi. Fu un’intera mattina di via vai dal Palazzo al posto telefonico, prima per prenotare la telefonata, poi per far sì che il proprietario del bar di corso Filangeri a Santa Flavia avesse il tempo di mandare un ragazzino a chiamare Wanda, che stava facendo la spesa.
Wanda arrivò trafelata temendo qualche brutta notizia e parlò con la figlia nel corso di una comunicazione molto disturbata.
“Che succede Elda?”
“Nulla mamma, soltanto volevo chiederti se potevo restare ancora… perché la Principessa avrebbe il piacere di impartirmi delle lezioni di Francese e di Letteratura. Voi piuttosto state tutti bene?”
“Si, noi tutti bene, ma tu come stai? Riesci a mangiare abbastanza?”
“Si mamma sto bene. Allora, posso restare?”
“Veramente ti aspettavo per domani ma…
…se i Baroni ti vogliono trattenere…”
“E’ la Principessa che mi vuole trattenere, ti ha mandato un biglietto stamattina, penso che arriverà fra qualche giorno.”
“Se ti fa piacere restare resta, ma li come si sta? C’è abbastanza roba da mangiare?”
“Si mamma non ti preoccupare.”
Il collegamento era molto disturbato ed Elda senti sua madre riformulare la stessa domanda:
“C’è abbastanza roba da mangiare lì?”
Dopodiché la comunicazione s’interruppe.
…tratto dal romanzo Elda, vite di magnifici perdenti , di Maria Adele Cipolla
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