Da quel pomeriggio il salottino si animò di dissertazioni in cui Elda osservava rapita la Principessa, ammirando la sua bella voce che sapeva recitare ruoli differenti e modularsi in lingue diverse, pensava a come sarebbe stato bello raccontare quell’esperienza al professore Gorla, quando sarebbe ripresa la scuola. L’anziana donna era invece stupefatta dalla velocità con cui la ragazza finiva ogni testo, rispondendo poi alle domande a trabocchetto da lei studiate per accertarsi che avesse letto effettivamente ogni pagina.
Qua e là la Principessa svelava aneddoti e squarci improvvisi della sua storia precedente, l’infanzia in Lombardia, il collegio a Poggio Imperiale, i viaggi in Europa, a patto che Elda non mostrasse troppa curiosità, raccontava soltanto quello che gradiva evitando di addentrarsi troppo in profondità nel proprio privato, i codici della loro condotta si stabilirono utilizzando ancora una volta il potere intuitivo che avevano trovato nel pomeriggio dell’incidente. La ragazzina capiva perspicacemente i confini di quella confidenza che si caricava di sentimenti silenziosi giorno dopo giorno e come per un processo naturale il salottino si animò di un rapporto a due che escludeva, con loro buon grado, le altre donne, e prima che queste potessero rendersi conto di essere state estromesse nella graduatoria delle preferenze della Principessa, da una ragazza plebea, il danno era già fatto.
La Principessa chiese anche a Elda di accompagnarla nelle passeggiate in Pineta. All’alba del primo appuntamento, Benedetta, la cameriera personale della Principessa che era solita fare da accompagnatrice, fu rispedita indietro, così le due donne, l’anziana e la giovinetta, s’inerpicarono a braccetto nel basolato seguite a debita distanza dal servitore armato.
La Principessa, equipaggiata con un cappotto in tessuto Loden dotato di mantellina, un cappello Homburg con piume di fagiano, una gonna lunga a quadri e degli stivaletti accollati molto robusti sebbene di forma distinta, era solita camminare circa due ore. Elda, che era di buone abitudini atletiche, faticava a mantenere il passo di lei, ma si sentiva tonificata dall’aria fredda e frizzante della nebbia mattutina. Pietralunga è un paese che nel clima è nordico più che mediterraneo, i suoi abitanti più umili che, in quei freddi mesi del ‘43 stavano partecipando alla campagna di Russia, furono fra i pochi a tornare, forse proprio per la loro abitudine all’inverno senza alcun conforto. Invece Elda non era abbastanza attrezzata per quel freddo e le gelavano i piedi, coperti solamente dalle uniche scarpe che possedeva e un paio di calzini corti.
“Signorina! Voi non siete adeguatamente vestita.”
Al termine della passeggiata Don Isidoro attendeva Elda con una colazione a base di caffè d’orzo bollente, latte e savoiardi, mentre la Principessa era attesa per un bagno caldo. Elda iniziò a ritemprarsi della sua colazione quando Benedetta le portò un paio di stivaletti da montagna e una mantellina di loden a doppia altezza che erano appartenuti alla Principessa.
“Vossignoria spera che le misure siano giuste per voi.” Elda carezzò la sua guancia con quell’indumento dal tessuto pettinato a lei finora sconosciuto, dall’elegante etichetta con stemma Dal Brun, dalla fodera di seta a quadri, dagli alamari di corno di cervo, che ancora conservava l’odore della colonia della Principessa e apparteneva a un mondo prezioso e lontano che adesso si avvicinava a lei.
Il desco familiare non fu più un problema, la Principessa si assicurava che Elda la stesse guardando ogni qualvolta prendeva dalla tavola una nuova posata e poi lanciava occhiate rassicuranti quando la ragazza seguiva il suggerimento. Spesso le si rivolgeva con citazioni in francese da Guerra e Pace mentre il resto della famiglia poteva solo adeguarsi.
“Don Eusebio, si assicuri che la signorina Elda abbia preso abbastanza dessert.” era una frase che solitamente faceva imbestialire la Baronessa, oppure:
“Don Eusebio, per cortesia, chiuda quella porta altrimenti la corrente provocherà un’infreddatuta alla Signorina.”
Nella fitta agenda organizzata per Elda dalla Principessa non c’era ormai tempo da concedere ad altri. Augusto, da innamorato sfuggente, iniziò a considerarsi oscurato dalla nonna, ma mai avrebbe avuto il coraggio di protestare.
“Ma dove stai tutto il giorno che non riesco più a vederti? – le disse un giorno con un broncio affettuoso – Tutto sommato sono però contento, adesso con l’aiuto della nonna imparerai a stare in società e per noi tutto diventerà più facile.”
Soltanto a questo punto, infatti, Augusto cominciava a considerare la possibilità di chiedere la mano di Elda.
Per la sera del 9 marzo, martedì grasso, era stato organizzato al Circolo un ballo mascherato. In famiglia si aspettava il tuonare della Principessa per la sola idea di una festa tanto oziosa, per giunta in tempo di guerra. Il giorno precedente alla festa invece, con loro grande stupore, le ragazze di famiglia compresa Elda, furono convocate dalla nonna nella stanza degli armadi per l’apertura dei bauli che contenevano gli abiti antichi del casato.
Soltanto Olghina, piccola e magra e trattenendo il respiro, riuscì a infilarsi l’abito di un’ava del 18° secolo dalle misure da bambina. Ludovica, affetta da una leggera pinguedine, poté indossare un abito nero con ampia crinolina dei tempi dell’Unità d’Italia con corpino interamente ricamato di jais e cannette, fortunatamente senza sospettare che fosse appartenuto ad una anziana in gramaglie. Elda riuscì invece a vestire un abito 1870 di seta celeste con coulisson: sebbene le andasse leggermente corto le faceva proprio fare una gran figura, tutte furono fornite di vistosi cappelli anche se non proprio in epoca con gli abiti.
L’indomani sera la nonna si presentò ai piedi dello scalone indossando un paludamento senza tempo lungo fino ai piedi in tessuto ricamato, coperto da un mantello di velluto nero che poteva anche somigliare a un Domino Veneziano. Era pronta anche lei per andare al Circolo, varcò al braccio di Elda quelle stanze che non frequentava da più di vent’anni e la comunità si chiese cosa mai fosse avvenuto in quella famiglia perché la Principessa avesse potuto lasciarsi sedurre da un’occasione tanto frivola.
“Quella è la sua pupilla! L’innamorata segreta del barone Augusto.” commentò qualcuna delle dame estromesse dal salottino.
Da pupilla della Principessa Elda ebbe una fortuna del tutto diversa da quella delle occasioni precedenti, le amiche di Ludovica si avvicinarono per commentare il suo abito e gli amici di Augusto cominciarono a ronzarle attorno, perciò lui si dovette scoprire innamorato.
Da quella sera l’amore fra lei e Augusto uscì dalla clandestinità e a Elda tutto sembrò andare per il meglio, mentre la frequentazione con la Principessa iniziò a spingersi oltre il salottino e le passeggiate mattutine fra i boschi.
…tratto dal romanzo Elda, vite di magnifici perdenti , di Maria Adele Cipolla
I capitoli illustrati verranno caricati ogni quattro giorni nella categoria Capitoli #progettoelda
Nella pagina Audiolibro #progettoelda si potranno ascoltare le letture di tutti i capitoli.
Devi accedere per postare un commento.