
Un viso angelico ed un viso duro, la bella e il tipo esotico, come esotico voleva essere il viaggio di studio della bella, un po di soul mediterraneo, invece è finita in tragedia. Anche se bisogna attendere i tre gradi di giudizio, la bella al momento è stata ritenuta colpevole di un delitto orripilante e l’altra ne è la vittima, povera ragazza; forse la bella è la prima cittadina americana ad essere giudicata in Italia o addirittura non a casa propria. Ultimamente i suoi connazionali hanno dovuto prendere atto di non essere sempre simpatici al resto del mondo, anche se Obama è riuscito a far risalire il loro gradimento, hanno anche dovuto imparare ad entrare di tanto in tanto in un ufficio di cambio quando sono all’estero, perché la loro moneta non è più tanto appetibile. Senza dubbio questo li farà crescere, in umanità, ed io che oltreoceano ho una famiglia che amo, ci credo. Peccato la caduta di stile di tante trasmissioni che vanno in onda in questi giorni nelle televisioni americane, in cui si suggerisce agli studenti di non recarsi in Italia, in cui vengono intervistati ragazzi terrorizzati che raccontano di essere corsi in fretta a ritirare le loro domande di stage o studio nella terra del sole, che altrimenti potevano fare la fine della bella connazionale, imbrigliata nelle maglie di una giustizia crudele. Senza citare i casi del Cermis e di Callipari, e neanche quello di Silvia Baraldini, vorrei ricordare che anche gli Italiani hanno avuto un loro giovane studente imbrigliato nelle maglie di una giustizia non domestica, per l’appunto quella americana che non dà sconti a nessuno, tanto che per il sospetto di avere ucciso la fidanzata in una stanza del college, è stato giustiziato a morte, pena che in Italia non esiste più dal dopoguerra. I nostri studenti però in quell’occasione non pensarono affatto di cancellare l’America dalla loro carta geografica. Chiudersi al mondo non porta nulla di buono e come minimo produce generazioni di giovani che quando vanno in guerra non sanno neanche la posizione geografica del paese che devono bombardare, ne gli usi e costumi di quella povera gente. L’america mi piace, lì c’è ormai una parte di me e apprezzo la sua capacità di ripensare a se stessa e cambiare; infatti non vedo l’ora che arrivino le vacanze di Natale per poter osservare l’impronta di Obama sulla città di Washington. Con affetto suggerisco quindi agli Americani di dotarsi di passaporto e andare a scoprire il mondo, che è bello perché è vario.