Atene, Acropoli

Siamo tutti Ateniesi!

Penso ad una sera di sei anni fa ad Atene, ad un tassista greco che rifiutava il pagamento in dollari di una corsa, volgendosi orgoglioso verso il passeggero: “noi adesso abbiamo l’euro, siamo europei”. Improvvisamente mi si sciolse il cuore… e nelle orecchie mi echeggiò la voce del professore Muciaccia che recitava versi di Omero e poesie di Saffo. Per la prima volta dall’avvento dell’euro mi sentii orgogliosa anch’io di essere europea, mi sembrò di avere finalmente una patria. Ero felice di appartenere alla cultura europea e mediterranea, di essere stata nutrita nel bacino di cultura del meraviglioso popolo greco. Tanto simile la loro storia alla nostra, tanto orgogliosa la sua sinistra, tanto allegro e fiero questo popolo, pronto a ballare a perdifiato dopo una giornata di lavoro se solo un’orchestrina improvvisata di un caffè muove le sue prime note. No, non voglio mortificata e oltraggiata questa gente meravigliosa, posso dire che sono greca anch’io! Se i greci perderanno l’euro vorrà dire che neanche io mi sentirò più europea, vorrà dire che il nostro sogno di riunire i paesi del mediterraneo avra fallito.
MANOLIS GLEZOS, 90 ANNI

Questo popolo ha sofferto troppo e troppe volte, per la sola colpa di avere una posizione geografica strategica, poteva capitare a noi dopo di loro, durante la guerra fredda. E anche adesso, noi siamo le prossime vittime di manovre di potere non più militari ma monetarie. Ma io mi rifiuto di considerare l’appartenenza all’Europa basata semplicemente sulla tirannia del PIL, esiste una cosa più alta e nobile del PIL che è la cultura, e la cultura Europea deriva da quella della Magna Grecia, ma che razza di ingrati saremmo adesso nel condannare la Grecia all’asfissia economica?

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