Moralità e Persona femminile

In Italia, fino agli anni Novanta del secolo scorso, la vittima di una violenza sessuale veniva identificata ne la Pubblica Moralità, un soggetto giuridico immateriale che poteva personificarsi in una vecchia beghina che, assistendo all’atto violento di uno stupro, urlasse: “Per favore! Fatelo un po’ più in là che qui ci sono bambini!”

Dopo una lunga battaglia, che vide coinvolte parlamentari donne di tutti gli schieramenti politici, la legge fu riformata il 15 febbraio 1996, definendo la violenza sessuale un crimine contro la persona e non più contro la Moralità.

Purtroppo, però, il fantasma de la Moralità continua a infastidire il senso comune, anche se in modo opposto. Ogni volta che una donna lamenta di sentirsi offesa da un gesto pubblico, allora viene invocata la vecchia beghina, definendo chi si lamenta una moralista.

Moralità versus modernità, arte, libera espressione; il modo migliore per tappare una bocca femminile.

Quindi vorrei ricordare, anche a tanti amici di sesso maschile, quanto dolorosa sia per una donna, persona femminile, la molestia sessuale che a volte giunge per allusione, ammiccamento, ricordo di episodi dolorosi del proprio passato.

Così prendo ad esempio un episodio che ha recentemente rispolverato il moralismo bigotto per zittire le dissenzienti, quello della statua della Spigolatrice di Sapri. Per un giudizio artistico vi invito a leggere l’ottimo articolo di Helga Marsala su Artribune .

Io invece vorrei parlare dell’offesa alla persona che arreca quella statua, soprattutto tramite una foto che ritrae un panel di uomini politici, adoranti e ammiccanti al suo cospetto, uno di loro che addirittura si porta la mano al petto in estrema estasi.

Alla mia persona femminile quella statua ricorda, con dolore, il mio imbarazzo di ragazzina tutte le volte che camminavo per strada o salivo su un autobus, il sentirsi squadrata, radiografata, ammiccata da sguardi maschili, al punto di adottare lo stratagemma di un pesante pullover annodato in vita, tanto per coprire il copribile. A ogni lavorante agricola quella statua ricorderà gli occhi di colleghi, soprastanti e caporali, ogni volta che dovranno inchinarsi a raccogliere i prodotti. Ricorderanno a ogni impiegata o segretaria gli sguardi sui bottoni della camicetta, mentre scrivono alla tastiera. Ricorderanno a tutte le adolescenti di stare attente a cosa mettono se non vogliono essere infastidite per strada.

Quella statua offende la persona e non la morale, offende la persona femminile.

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