Ma di quale Italia parliamo?

Sarebbe buona pratica, ogni tanto, dipanare la nube di notizie che soffoca la nostra percezione subliminale per cercare delle relazioni fra di esse, anche quando sembrano non averne.

Prendiamo il tormentone delle polemiche sulle celebrazioni dell’Unità d’Italia e poi colleghiamolo ad un’altra notizia: “Nuovi tagli al tempo pieno, monta la protesta de genitori”, un doloroso argomento che affligge l’Italia, provocando proteste da un lato all’altro della penisola. Ad un certo punto mi fermo a pensare: ma di quale Italia stiamo parlando, si può sapere perché mi indigno tanto per la minaccia della soppressione di un servizio che non ho mai avuto? Quando mai le famiglie siciliane hanno usufruito della scuola a tempo pieno? Adesso che vedo tanti programmi televisivi dedicati all’argomento, con mamme disperate che urlano come farò a conciliare figli e lavoro? sono solidale con loro. Anzi potrei spiegare nei dettagli cosa succederà: le nonne non saranno sempre disponibili, le baby sitter saranno carissime e spesso inaffidabili, spesso dovranno portarsi appresso i bambini al lavoro, non parliamo poi dell’angoscia dell’ora di punta, quando imbottigliate nel traffico vivranno il terrore che il bidello lascerà i bambini fuori dai cancelli all’una in punto. Chi può capire meglio di me queste mamme? Io questa storia l’ho già vissuta! E con me la della maggior parte delle mamme del sud. Ho speso l’infanzia delle mie figlie con l’angoscioso dilemma della loro organizzazione, con importanti appuntamenti di lavoro soppressi perché nessuno poteva prelevarle da scuola, con metà degli stipendi versati alle baby sitter (spesa non detraibile dalle tasse)… mentre l’amica che abitava a Bologna aveva l’asilo nido, la scuola materna, il tempo pieno e pure il campo scuola estivo (servizi a noi del sud sconosciuti). Come lei io versavo il 46% dei miei guadagni in tasse (lavoravo con enti pubblici e fatturavo ogni centesimo), che poi servivano a coprire servizi sociali per mezza Italia, che non era la mia e che nulla sapeva dei miei disagi. Mi si potrà rispondere che tutto il popolo del sud è passivamente colpevole della propria mala amministrazione. Io però faccio parte di quell’altra metà del popolo del sud, che non vive a sbafo, non evade le tasse, non vivacchia in un assessorato senza far niente, non percepisce baby pensioni né false invalidità, non ha mai votato per quelli che in passato distribuivano pacchi di pasta e adesso promettono finti posti di lavoro, inoltre lotta contro tutto questo senza mai riuscire a cambiare le cose. Una metà giusta di una metà corrotta, che come tutti coloro che hanno avuto la sfortuna di nascere nel posto sbagliato, pagano colpe altrui.

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