Confesso di essermi rassegnata, negli ultimi anni, all’inverno del nostro scontento. Mi accorgo anche che una categoria di questo blog, nato nel decennale e triste gelo palermitano, si chiama “Palermo remota frontiera”. Nessuna previsione mi faceva sognare questa meravigliosa primavera, credevo di morire nel grigiore, ne ero ormai rassegnata e vorrei tanto che arrivi il momento di chiamare la categoria “Palermo capitale d’Europa”. Calma, non corriamo, vigiliamo il cambiamento, aiutiamo la nuova giunta, fiancheggiamola, anzi marchiamola ai fianchi se sbaglia. Mi sembra comunque che stia partendo molto bene. Nel frattempo mi rifaccio il look ed esco di casa, mi trucco, dimagrisco, vedo gente, rido, ma da quanti anni non mi sentivo così? Già la città pullula di attività, in realtà programmate prima dell’inaspettata vittoria, ma lo stesso tutto ha un sapore diverso, di libertà. Che meraviglia, certa gente sembrava sepolta nelle proprie case, del resto lo ero anch’io. Adesso sembriamo i “babbaluci”, che dopo la pioggia escono fuori dall’uscio con le antenne alzate. Direi di cambiare anche questo blog, nome nuovo (non più il mio first name) e nuova testata, con la moltiplicazione di una scena dello spettacolo “Palermo Palermo” della compianta Pina Bausch, per me l’emblema della nostra primavera.
