Grazie a un programma di Rai Storia mi sono recentemente appassionata alla figura di Alba De Cespedes e al suo romanzo ormai introvabile: ”Nessuno torna indietro”, scritto nel 1938 quando l’autrice aveva soli 27 anni. Mi sono ricordata di aver visto uno sceneggiato televisivo RAI tratto da questo romanzo negli anni 80, in cui dietro quella che sembrava una storia di amicizie giovanili emergevano contenuti molto più profondi mortificati dalla regia. Così ho cercato il romanzo sul catalogo Feltrinelli, poi su IBS, poi su Amazon e, a parte una costosissima raccolta di tutte le opere dell’autrice, non ho trovato né la versione cartacea né quella in formato e-reader. Alla fine ho dovuto scaricare dal web una copia taroccata in PDF e trasferirla sul Kindle indignandomi del fatto che “Nessuno torna indietro” sia caduto nel dimenticatoio come il resto delle opere della sua autrice. Il romanzo è molto ben scritto, con personaggi femminili forti, indipendenti e inusuali per l’epoca.
“Nessuno torna indietro”’ è un romanzo di formazione, ma formazione alla libertà, a non tornare indietro dopo gli anni dell’università. Si narrano le vicende di un gruppo di studentesse fuorisede in un pensionato gestito da suore, che nonostante l’epoca e la situazione si trovano in un inaspettato momento di autonomia, prima di ritornare alla vita che è stata disegnata per loro, che sarebbe il matrimonio per le belle e l’insegnamento in provincia per chi resta zitella. Invece loro vorrebbero andare oltre, non tornare indietro e tentare strade impensabili per l’epoca: la scrittura, l’insegnamento universitario, i viaggi intorno al mondo. Ovviamente si tratta di conquiste pagate con la censura sociale, la derisione, lo stigma morale. Mi sono tanto appassionata al romanzo che ho acquistato il DVD della sua riduzione cinematografica in tempo di guerra, per la regia di Alessandro Blasetti, in cui si nota il massacro delle intenzioni dell’autrice e il ridicolo tentativo di un lieto fine sull’altare di una delle protagoniste. Il romanzo ebbe un successo strepitoso, fu tradotto in molte lingue e, ovviamente, preso di mira dalla censura fascista. Autrice ed editore resistettero alle pressioni senza cambiare una virgola del romanzo e per questo Alba de Cespedes subì una breve detenzione.
Alba de Cespedes fu antifascista, partigiana, comunista, amica di Fidel Castro, femminista (o meglio, scrittrice di donne). I suoi personaggi femminili sono assolutamente controcorrente, pensanti e autodeterminanti e nei suoi romanzi non è il matrimonio che detta il lieto fine così come si sarebbe aspettato dalla letteratura rosa, eppure è questo lo stigma che lei ricevette da sinistra, quando sul lato opposto furoreggiavano i tentativi di censura prima fascista e poi democristiana. Un’autrice da rivalutare, ripubblicare, diffondere, leggere e divulgare. Un caso letterario di itala ottusità che tanto ricorda quello più recente di Elena Ferrante.
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