Ora Bice non c’è più, mentre tutti gli Zen del mondo ci stanno piombando addosso

1995, Beatrice Mortillaro Salatiello in una serata in pizzeria con donne e bambini dello Zen

Oggi Bice sarà ricordata a Villa Trabia, e fu proprio in quel luogo, nella lunga battaglia per la sua liberazione, che mi investì per la prima volta con la sua richiesta fulminante, quella che faceva a tutti: “è dello Zen che dovete occuparvi!” Prima o poi riusciva a trascinarvi tutti, e bastava un pomeriggio per tornare a casa con lo Zen appiccicato addosso, perché tutto era sfiancante in quelle battaglie: progetti iniziati dopo faticose questue, interrotti per mesi e poi ripresi quando non sapevi più dove erano finite le tue donne, e si doveva ricominciare tutto d’accapo, girando fra le insule a bussare a ogni porta. Ma lei non mollava, è riuscita in tanti anni a creare asili, doposcuola, è riuscita a levare tanti ragazzi dalla strada, dare un’istruzione alle donne, prepararle al lavoro. E ora i suoi progetti vengono portati avanti da persone che sono cresciute con lei, è un bilancio positivo, ma sempre circoscritto all’ambito del volontariato. A lei non bastava, lei pretendeva che tutto questo fosse fatto dallo stato, non era molto da chiedere ma non è stato fatto. Lei chiedeva cose semplici: il capolinea di un autobus, il tempo pieno con la mensa, i servizi primari per ogni quartiere, e in tutti questi anni ogni conquista della città è stata portata avanti con la consapevolezza e il senso di colpa di quello che non si stava facendo allo Zen, luogo dell’anima sofferente, metafora di tutte le periferie del mondo. E se prima allo Zen ci pensava Bice, ora Bice non c’è più e tutti gli Zen del mondo ci stanno piombando addosso.

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