Vedo haters del web per un attimo distratti dal migrante, dal disabile, dal gay o dalla lesbica, dall’ebreo, dall’anziano, dall’oversize o dal diverso di qualsisi genere, per concentrarsi sulla nuova emergenza che minaccia il mondo considerato civile, da un soggetto considerato incivile: l’untore Cinese.
La narrativa è variopinta, con l’intento di trovare nelle vittime i colpevoli, e che ghiotta occasione si presenta nel puntare il dito su ciò che mangiano i nuovi untori! Così si descrivono orribili pietanze, dai serpenti fritti al brodino di ali pipistrello, senza nessuna conoscenza o certezza scientifica ma con sicuro effetto mediatico.
Osservando con sconcerto una nuova deriva razzista, così… tanto per provare a riportare i fatti alle giuste dimensioni, vorrei dipingere un ipotetico scenario in cui i casi di coronavirus si manifestino in una città europea a caso, per esempio la mia: Palermo.
Vedo già haters padani, o nord americani, scagliarsi contro la quarume spentolata nei nostri mercati, la frittola, le stigghiole, la rascaura e lo sputo nell’olio delle panelle, il pane con la milza fritto in un lago di sugna, il polpo bollito, i ricci spaccati fra gli scogli e succhiati sul posto, le patelle… per noi è il cibo più buono del mondo, ma siamo così sicuri che non susciti orrore in altre facce del pianeta?
Poi andiamo ai soccorsi: i cinesi stanno costruendo ospedali in 6 giorni, quanto tempo impiegherebbe la Regione Siciliana a costruire, non dico un ospedale, ma almeno un ambulatorio da campo? Quanti pareri, rinvii, rimpalli, tangenti e inefficienze?
Parliamo poi delle misure di emergenza: i cinesi sono riusciti a convincere vaste popolazioni a stare in casa, ed esse hanno obbedito, quanti palermitani l’avrebbero fatto? Quanti sfuggirebbero al coprifuoco con una scusa qualunque?
Cosa ancora più eclatante: è stato detto alle popolazioni cinesi di non recarsi al pronto soccorso nel caso si sospetti di aver contratto il virus. Provate invece a immaginare la ressa di panormiti impauriti che, anteponendo la propria emergenza a quella altrui, andrebbero a sfasciare le porte del pronto soccorso di Villa Sofia, del Cervello o dell’Ospedale Civico, malmenando dottori e infermieri e distogliendoli dal loro prezioso lavoro di argine all’epidemia.
Insomma, l’igiene è importante, l’autocontrollo pure, impariamo dai cinesi e spendiamo una parola d’affetto per chi sta soffrendo, ricordandoci che sebbene in Cina ci sia un regime autoritario (di cui mi dolgo per prima), questo non significa che lo sdegno debba essere trasferito sui suoi sudditi.
Il paragone con la frittola e le stigghiole è fantastico e merita una riflessione. Oltretutto leggevo che ancora non spiegano come il virus si sia adattato da un animale a sangue freddo da uno a sangue caldo nonostante le mutazioni del caso, di solito legate alle glicoproteine presenti sulla superficie del virus stesso.