Elda cap. 39, Il circolo del cinema

Nel frattempo Palermo viveva la sua rinascita e Elda e Pietro erano una giovane coppia appena sposata, con tutti i motivi per essere felici.

Abitavano nell’appartamento al secondo piano del palazzo di via XX Settembre, accanto a Ottavia e Ignazio e sopra i genitori di Pietro. Erano belle case con pavimenti in cemento disegnati a tappeto e soffitti a volta con le cornici di stucco, ognuna di esse aveva una veranda luminosa che si affacciava su un bel cortile. Lei si era portata appresso i letti inglesi, il suo e quello di Giulio, che uniti formavano un elegante talamo, poi avevano un armadio, un tavolo da cucina e una credenza. L’unica stanza completamente arredata era quella che il giudice aveva voluto riservare per lo studio di suo figlio, nella speranza che prima o poi potesse intraprendere la carriera di avvocato, con tristi e pesanti mobili stile quattrocento fiorentino le cui zampe di leone colorate di nero avrebbero atteso invano. Poi restava disadorno un enorme soggiorno.

“Questa stanza ha la tristezza di una federazione di partito… Giulio era in piedi in mezzo al salotto scrutando le pareti disadorne – almeno appendi lì l’olio che vi ha regalato Ottavia.”

“Che bel complimento Giulio! – rispondeva orgogliosa quest’ultima – Ne ho anche un altro con gli stessi colori, lo vado a prendere in studio.” E andò verso casa sua, attraversando il pianerottolo.

“Giulio, non voglio troppe cose astratte in questa stanza.”

“Elda, fatti consigliare da chi ha più gusto, i quadri di Ottavia sono belli e hanno anche dei bei colori, per compensare qui puoi mettere le poltrone Frau di mamma e papà, classiche come piacciono a te; e per favore leva quelle reti e materassi con i cuscini di sopra, che sono una trappola per chi ci si siede.”

“Ma non ho divani e neanche me li posso permettere!”

“Ti troverò qualcosa a poco prezzo, uh Ottavia, bellissimo questo, ma quando l’hai fatto?”

“Da poco, è ancora fresco, per ora sto lavorando molto, Emanuele sta mettendo i denti e mi sveglia ogni notte, a quel punto mi passa il sonno e mi metto a dipingere.”

“Povero piccolo.” – diceva Elda mentre l’aiutava a reggere il quadro.

“Lo so è uno strazio vederlo soffrire a quel modo, dicono che poi passa ma il primo anno è una fatica, te ne renderai conto anche tu.”

“Chissà quando! Si parla di chiudere il giornale e coi rimborsi spese del partito non si campa, non è il momento di pensare ai bambini.”

“E sì lo capisco.”

“Sentite voi due, vi ricordate del progetto del cinema di cui vi ho parlato? Ora con Francesco, Beppe, Enzo, Napoleone e altri abbiamo preso contatti con il circuito nazionale dei circoli del cinema[1], la settimana prossima andiamo dal notaio a fare un’associazione, si chiamerà “Circolo del Cinema di Palermo”[2]mi piacerebbe che ci foste anche voi due fra i soci fondatori.” disse Giulio.

“Ma ho finito di dire che ho il bambino piccolo… e fra poco non avrò neanche l’aiuto di mia suocera.”

“Perché?” chiese Giulio

“Nostro suocero  è stato promosso in Cassazione e si stanno trasferendo a Roma.” – Precisò Elda

“Vabbè Ottavia, non sarà un grande impegno, ognuno di noi ha pure il suo lavoro, io per esempio ho la casa editrice; poi non devi necessariamente impegnarti come gli altri. Però sarà una cosa bella, sto coinvolgendo le migliori teste di Palermo. Poi tu Elda, così riprendi a fare un po’ di vita, che da quando ti sei chiusa in quel partito sembri una vecchia, non leggi neanche più.”

“Ma che modo di parlare, Giulio! Elda è solo stanca, guarda che tutti lì dentro stanno facendo una vitaccia.”

“Da fratello crede di potermi dire tutte le cattiverie che gli passano per la testa.”

“Sorella, lo sai che ti voglio bene, ma ogni tanto a te ti si deve dare la scossa, sai che ti ho salvato altre volte.”

“Va bene, lo so, non c’è bisogno di parlarne.”

“Ti dico che si può fare politica anche col cinema, guarda Rossellini con Roma città Aperta,  De Sica con Sciuscià e Ladri di biciclette.”

“Ma di che cosa si tratterebbe?” chiese Elda

“Abbiamo preso contatti col Cinema Olimpia, quello in via Libertà, ci danno la sala la domenica mattina e poi, essendo collegati con questa federazione, usufruiremo di un circuito nazionale: ogni settimana con la ferrovia ci mandano le pizze dei film. Tesseriamo le persone…”

“E con le tessere ci paghi il noleggio della sala e dei film?”

“Guarda che in altre città sta funzionando, c’è una cinematografia immensa ancora da scoprire, l’espressionismo tedesco, la filmografia svedese, russa. Nelle sale di Palermo ancora ci sono i film di propaganda fascista… invece fra i giovani c’è vivacità e… sono sicuro che verranno. Certo dobbiamo mettere delle piccole quote per l’inizio…”

“Elda, Giulio ha ragione, l’opinione pubblica si forma anche così, io per quello che potrò fare ci sto.”

“Va bene, ma non dirmi più che sembro vecchia.” disse Elda dando uno strattone a Giulio.

Anche Pietro colse l’occasione per aggiornare i suoi orizzonti e si unì all’attività del circolo.

La prima proiezione fu Madame Bovary di Jean Renoir ed erano presenti in sala 80 persone, ma già alla sesta proiezione, Il Monello di Charlie Chaplin,  i soci erano raddoppiati e in quello scorcio di stagione si riuscì a proiettare un film che altrimenti i palermitani non avrebbero visto come Le Diable au Corps di Claude Autant-Lara. Per ogni film si redigeva una dispensa e alla fine c’era il dibattito che tirava fino a tardi, con pochi cultori che restavano ad accapigliarsi, malamente accomodati sulle spalliere delle sedie reclinabili nella zona centrale della platea, nel tentativo di raccogliersi in circolo. Ci fu anche Metropolis di Fritz Lang e L’Incrociatore Potëmkin di Eisenstein, in russo con sottotitoli in francese che, sebbene in futuro sarebbe diventato l’emblema della cripticità della classe intellettuale, nella sua prima proiezione fu un vento dirompente che apriva lo sguardo a linguaggi diversi.

Il circolo divenne il luogo preferito dei giovani palermitani al punto da essere corteggiato da altri gestori di cinema. Per la stagione 1951-52 stava in cartellone La Terra Trema di Luchino Visconti[3] che conteneva un messaggio politico molto esplicito, la censura si accanì contro la pellicola al punto che il circolo ebbe proibizione di trasmetterla in città. I giovani soci però riuscirono a gabbare i censori proiettandolo in un piccolo cinema di Monreale e assicurandosi centinaia di spettatori col solo mezzo del passaparola.

Certe volte le pellicole promesse non arrivavano e bisognava fronteggiare la delusione del pubblico, altre volte invece arrivava un film diverso da quello annunciato e si doveva riscrivere in fretta la dispensa. Ma questo dimostrava l’aspettativa che c’era per quegli appuntamenti. Era la magia che si doveva a un’offerta straordinaria dopo anni di sonno civile, anche al desiderio di una cultura libera da vincoli e criteri di mercato. Comunque era l’occasione per incontrarsi, salutarsi, scambiarsi notizie e organizzare appuntamenti per gite, concerti e mostre per gli altri giorni della settimana.

Elda si lasciò trascinare da Giulio ancora una volta, alternando l’impegno del circolo al lavoro in Federazione. Due realtà che al parere di Elda avrebbero dovuto fare uno sforzo per dialogare, perché nessuna trasformazione in positivo di una società poteva prescindere dalla sua crescita culturale.

Nel frattempo Elda e Pietro sperimentavano una vita autonoma senza dover rendere conto di quello che facevano ai genitori, approfittando anche dell’assenza dei suoceri al primo piano. A Elda piaceva cucinare e invitare amici e con l’aiuto di Giulio e di Ottavia riuscì a rendere accogliente quella casa. Ottavia aveva disegnato un tavolo e delle sedie con le zampe svasate per la zona del pranzo e Pietro li aveva fatti realizzare da un compagno falegname per 5000 lire, ma per 150 lire al pezzo Giulio aveva trovato per loro alle Pulci una consolle, una specchiera e un divano Luigi XV che chissà da quale palazzo bombardato provenivano.

Con Pietro vivevano di poco, nelle prime pagine del suo libro di casa del 1952 Elda annotava 965 lire di uscite per le spese giornaliere, mentre il loro reddito mensile, fra rimborsi del partito e lezioni private, era di 40.000 lire; per fortuna non avevano da pagare l’affitto, ma una bolletta del gas o della luce poteva incidere anche 4000 lire, mentre la rata dei libri da Flaccovio era di 2000 lire. Riuscivano comunque a mettere da parte qualcosa ogni mese.

Con questa organizzazione economica era in arrivo il loro primo figlio, che nacque a fine gennaio sul tavolo della cucina e fu chiamato Ruggero. Meno di un anno dopo arrivò il secondo figlio di Ignazio e Ottavia, che si chiamò Davide come il nonno materno.

…tratto dal romanzo Elda, vite di magnifici perdenti , di Maria Adele Cipolla

I capitoli illustrati verranno caricati ogni quattro giorni nella categoria Capitoli #progettoelda

Nella pagina Audiolibro #progettoelda si potranno ascoltare le letture di tutti i capitoli.



[1] FICC Circuito nazionale della federazione italiana dei circoli del cinema.

[2] Il Circolo del Cinema di Palermo, collegato alla FICC, si costituì come libera associazione senza scopo di lucro il 2 gennaio 1949 ed ebbe come soci fondatori Beppe Aiello, Benedetto Colajanni, Napoleone Colajanni, Francesco Corrao, Leo Natoli, Francesco Palazzolo, Francesco Savagnone (che ne fu Presidente fino al 1952), Lillina Savagnone e Enzo Sellerio. Negli anni avrebbe contato nel “circolo direttivo” anche Gabriella e Giuliana Saladino, Bruno Caruso, Antonio Pasqualino e Fosco Maraini. Riuscì a sopravvivere a Palermo per più di sei anni arrivando a più di settecento soci.

[3] È la storia de I Malavoglia di Verga ambientato in un borgo marinaro siciliano, avrebbe dovuto essere il primo film di un “trittico della miseria” (pescatori, minatori nelle zolfare e contadini che lottano per liberarsi dalla loro schiavitù) pensato da Visconti quando era venuto in Sicilia nel 48 per girare un documentario sulla strage di Portella della Ginestra.

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