
Nella mia infanzia si decorava con le decalcomanie ad acqua. Si trattava di bustine di figurine in vendita nelle cartolerie, con decorazioni floreali o infantili. Bisognava ritagliare la figura desiderata, bagnarla alcuni secondi in acqua e poi far scivolare la pellicola contenente l’immagine sulla superficie da decorare. Eravamo tutti bravissimi, adulti e bambini, e le decalcomanie aderivano preferenzialmente sulle superfici lisce, specialmente sul vetro. Erano talmente indelebili che poteva rompersi prima il vetro, ma l’immagine restava nei pezzi frantumati.

Nella stanza dei miei cugini c’era una grande porta finestra che dava sul terrazzo e nel vetro di un battente la zia aveva incollato a decalcomania di un elefantino e nell’altra quella di una bambolina. Essendo maschi i suoi due figli, questi passarono la loro infanzia a litigare su chi dovesse possedere l’elefantino e chi invece l’odiata bambolina:
Effetti nefasti dell’educazione di genere!
Finché un pomeriggio la lite si trasformò in un lancio di cuscini e nel trambusto una cuscinata andò a frantumare uno dei vetri della finestra. Ovviamente fu l’amata anta con l’elefantino, lasciando intatta il vetro con la bambolina.

Io invece quella bambolina l’amavo, e quando poi la loro casa divenne lo studio associato dei nostri due papà, la vecchia stanza dei bambini fu trasformata in sala riunioni. Diventammo adulti e ogni volta che sia andava allo studio di famiglia a trovare i nostri padri, andavamo a controllare se la bambolina fosse ancora lì, testimone di transazioni, atti e riunioni legali. Restò fino agli anni novanta, poi venne cambiato tutto l’infisso.

Nel frattempo qualcuno inventò gli stickers adesivi, che non sono affatto la stessa cosa, e le cartolerie hanno smesso di vendere le decalcomanie. Peccato perché era un buon modo di decorare senza che si intravedessero grinze e spessore della carta, soprattutto senza osolescenza.

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