“È stata scelta da me perché ha la capacità di stare vicino a un grande uomo stando comunque un passo indietro”. E’ quello che un certo Amadeus, presentatore della nuova edizione di Sanremo, ha candidamente affermato durante la conferenza stampa di presentazione del Festival.
Direte voi, ma tanto si sa che a Sanremo le vallette vengono scelte dalle copertine dei giornali di gossip. Si, lo sappiamo tutti, ma ammetterlo così candidamente, senza neanche un freno inibitorio… un tempo si diceva “si fa ma non si dice”, adesso si dice pure senza alcuna vergogna, anzi, la prossima volta sarà più semplice sostenere che per lavorare in TV non è affatto necessario pensare con la propria testa, non è richiesto e non è voluto.
Sconcerta anche che nello stesso festival sia stato ammesso un cantante che in un precedente brano inneggiava al femminicidio, perdendosi anche in dettagli truculenti, del resto è la stessa cosa che ha fatto uno dei partecipanti del Grande Fratello, suscitando l’ilarità degli astanti. Quest’ultimo (non però il cantante di Sanremo) è stato prontamente espulso, ma il video che lo riprende mentre dice quelle cose ignobili è rimasto in rete, condiviso da migliaia di persone, che si dividono fra indignati e sodali. Come se avessimo bisogno di qualcuno che incoraggiasse i femminicidi.
Contemporaneamente salta fuori il piano d’offerta formativa di un noto liceo romano in cui si rassicura la categoria di genitori borghesi, razzisti e danarosi, assicurando che per loro è stato riservato un intero plesso scolastico, dove i loro figli non correranno il rischio di frequentare il figlio di un immigrato, di un disoccupato e nemmeno di una sartina. Nessuna probabilità d’essere invitati alla festa di compleanno in quella che si considera una lercia borgata, nessuna paura che tua figlia si innamori di colui che consideri uno sfigato, nessuna contaminazione, la casta è salva.
Ma non è quello che si è sempre fatto? Si, purtroppo è così, ma prima non si diceva apertamente (meno che mai scriverlo in un POF), anche perché le scuole, tutte finanziate allo stesso modo, non avevano bisogno di farsi pubblicità. Adesso i presidi sono diventati manager costretti ad andare a caccia di iscritti, come se fossero dei social influencer, assecondando il volere dei genitori più danarosi. Così si osa scrivere ciò che non confessano neanche le elitarie prep school (private) americane, che si affannano a inserire nelle loro brochure lo studente nero, la ragazza asiatica e pure l’ispanico, anche se tutti sanno quanto sia improbabile per i tre soggetti avere ingresso in quella scuola, a meno che non siano campioni in qualche sport.
La frase è stata cancellata, ma era stata fotografata e rilanciata sui social network, così la prossima volta sarà più semplice scriverla di nuovo su un altro piano di offerta formativa.
lIl quarto caso della settimana ce lo fornisce quella Regione Siciliana autorizzata dall’autonomia a fare un po il cavolo che le pare. Così un assessore decide di lanciare una campagna pubblicitaria dettata da una impellente un’emergenza, quella di dare lavoro a un grafico, il quale in un manifesto mischia un messaggio di sicuro effetto maschilista (due tette) con un grazioso volto di donna (a quanto pare rubato dal web), con una didascalia che non si sa bene cosa vorrebbe comunicare. Il manifesto resta in rete poche ore, il tempo che qualcuno se ne accorga e che l’assessore lo faccia ritirare come se non ne sapesse nulla.
Tutto a posto? Niente affatto, lo scopo è stato raggiunto, migliaia di persone (giustamente indignate) hanno rilanciato in rete il manifesto, che se non fosse una porcheria potrebbe vantare una buona sintesi grafica, così che in un prossimo futuro l’autore potrà vantare la paternità “di quella bomba che ha fatto tanto discutere”, e un ingnorante committente, magari anche maschilista, si ricorderà solo il numero delle volte in cui l’ha visto in rete, piuttosto che il motivo per cui veniva rilanciato, e il gioco è fatto, il grafico è già diventato un professionista da tanti zeri nel cachet.
Non hanno importanza le scempiaggini che fai, ha importanza il numero di persone che si accorgeranno di te. Se prima era la bugia ad acquistare credibilità in base al suo clamore, adesso è l’indicibile ad essere sdoganato.
Il fatto davvero grave è che in tre di questi casi siano state delle istituzioni pubbliche (pagate con i soldi dei contribuenti) a veicolare messaggi scorretti o potenzialmente criminali, cadendo anch’esse in quella ricerca del consenso che fa a meno dell’etica e del buon senso. Deprimente, infine, il fatto che le tante persone indignate, nel tentativo di censurare questi episodi abbiano contribuito a darne visibilità.
Ecco perché mi rifiuto di illustrare questo post con le immagini in questione. Preferisco il disegno di tre cagnolini meticci.