Elda cap. 48, Uno dopo l’altra

Un pomeriggio di giugno Giulio telefonò a Elda dalla casa di Wanda e Guglielmo:

“La mamma… vieni subito!”

Elda scese di casa immediatamente senza neanche cercare un taxi, preferì correre a piedi anche perché i suoi genitori non abitavano molto lontano.

Le aprì Giulio mentre dalla stanza da letto si sentiva Guglielmo che piangeva riverso sul letto, su cui stava stesa Wanda.

“Wanda… Wanda… amore mio rispondimi!”

“Papà – fece Elda cercando di vedere in che condizioni fosse sua madre e rendendosi conto che era morta – che è successo?”

“Stava riposando dopo il pranzo, sono venuto per svegliarla che dovevamo uscire e non mi rispondeva. Giulio hai chiamato l’ambulanza?”

“Papà – disse Giulio sedendosi accanto a lui e abbracciandolo – sì, ho chiamato un medico… ma preparati al peggio.”

“Però forse c’è qualcosa da fare, lo vedi? E’ serena.”

“Appunto papà, è serena, non avrà capito niente.”

“Amore mio, non mi lasciare da solo, ti prego…” – disse Guglielmo scoppiando a piangere

Elda e Giulio si guardarono angosciati. Wanda era lì, sembrava davvero che dormisse, bella e composta. Sicuramente per lei era stata la morte migliore, ma non per chi era rimasto, specialmente per Guglielmo.

Elda cercava di ricordare l’ultima volta che aveva visto sua madre, sì… era stato due giorni prima, erano uscite insieme per comprare un cretonne a rose inglesi con cui Wanda voleva ricoprire una poltrona. Da quando sua madre aveva smesso di lavorare avevano preso a uscire da sole nel pomeriggio per fare spese, anche se Wanda non riusciva a stare più di qualche ora senza suo marito e lo stesso era per lui. I suoi genitori negli ultimi anni erano diventati inseparabili ed Elda si chiedeva con terrore cosa avrebbe fatto adesso Guglielmo senza Wanda, dopo quasi 60 anni vissuti insieme, dopo averla fatta soffrire tanto in gioventù, sempre amandola profondamente.

Dopo un mese portarono Guglielmo al Carrubo, appena arrivato lui consegnò una busta col suo testamento e un libretto al portatore.

“Se muoio mentre sono qui…”

“Papà che sei grevio, smettila!” – diceva Giulio.

Dormiva in camera con suo figlio, si svegliava prima dell’alba e si andava a sedere fuori. A colazione poi faceva un puntuale resoconto di tutto quello che aveva visto:

“Alle sei si è fermato un uccellino in quel posto… da quel tronco ho visto uscire un furetto… il treno stamattina è passato con due minuti di ritardo…”

“E che ti sei portato l’orario ferroviario in testa?” – lo canzonava Giulio

“Vedi… lo vedo passare da lì.”

“Ma non si vedono neanche le rotaie.”

“Ma si sente il fischio in lontananza e poi quando è in orario il tetto riflette la luce del sole all’alba e spunta una lingua arancione nel cielo.”

Poi tutto era visto in riferimento a sua moglie:

“No, grazie, non poso più mangiare pesche, era la mia Wanda a sbucciarmele.”

“I tenerumi tua madre li cuoceva di meno.” – diceva a Elda

Poi vedendo passare Emma, allampanata di sonno con un camicione indiano: “Sta ragazza cammina come Wanda.”

Per quel poco tempo che trascorsero al Carrubo in quella estate, Ruggero e Dario riuscirono a costituire una compagnia per il loro nonno, che adoravano, per il resto lui passava il tempo a compilare la sua Settimana Enigmistica e la sera Giulio gli proponeva di giocare a carte, nonostante non fosse molto abituato.

Finita la villeggiatura Elda gli procurò una domestica che andava da lui ogni mattina. Nel pomeriggio Guglielmo aspettava ora la visita di Giulio, ora la visita di Elda, più raramente quella di Teresa, ma sebbene sollecitato dai suoi figli non telefonava agli amici, non aveva voglia di fare niente. Giulio ed Elda avrebbero perfino desiderato di vederlo seduto di nuovo al tavolino a puntare banconote, ma neanche questo lo interessava più.

A febbraio arrivò l’influenza stagionale e lui la prese, come tanti. Ma sembrò che si volesse completamente lasciare andare alla malattia, il suo respiro si fece affannoso come quando aveva avuto la polmonite e iniziò a non respirare bene. Sotto i vapori della bombola a ossigeno iniziò ad avere delle visioni e se ne andò con la convinzione di dialogare con Wanda seduta al suo fianco.

Dopo quattro mesi dalla morte di suo padre Elda non era ancora riuscita a elaborare il lutto per quella di sua madre. Di colpo si era sentita invecchiata, priva di sostegno. La zia Teresa era comunque ancora in forma, andavano insieme al cinema, si scambiavano libri, facevano grandi chiacchierate e belle passeggiate in campagna.

…tratto dal romanzo Elda, vite di magnifici perdenti , di Maria Adele Cipolla

I capitoli illustrati verranno caricati ogni quattro giorni nella categoria Capitoli #progettoelda

Nella pagina Audiolibro #progettoelda si potranno ascoltare le letture di tutti i capitoli.

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