Il silenzio non sempre è d’oro

Sono stati giorni di silenzi: Reali, Papali e Presidenziali.

Il silenzio della regina Elisabetta, che già provata da altre difficoltà familiari, non ha colto le provocazioni che le giungevano dal Nuovo Mondo, perché “una vera signora incassa un’offesa senza ribattere” e lei è la Regina dell’aplomb, anche se non si può negare che spesso i suoi silenzi rischiano di rivelare freddezza e snobismo. Se il suo lavoro consiste infatti nello stringere mani e dispensare sorrisi, in tanti momenti di sofferenza collettiva il suo popolo le ha rimproverato l’assenza di una sincera empatia. Per sua fortuna la famiglia reale inglese viene salvata dai suoi primi ministri, e celebri resteranno i discorsi di Winston Churchill in tempi di guerra, come quello di Tony Blair alla morte della Principessa del popolo.

Il silenzio del Papa in relazione del “responsum” della Congregazione per la Dottrina della Fede, in cui si dice che la Chiesa rifiuta di benedire le nozze di persone dello stesso sesso. Di fatto il Papa si era espresso anni fa, conversando in tono colloquiale con alcuni giornalisti durante un volo di Stato: “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?” Non è una benedizione ma un velo di protezione affettuoso in cui possono sentirsi avvolti gli sposi dello stesso sesso. Capisco che ad alcuni fedeli non basta, ma io penso che sia la Chiesa a non meritare questi fedeli, che invece potrebbero professarsi Francescani più che Cattolici.

Il silenzio di Mario Draghi, lunedì pomeriggio, all’annuncio del ritiro precauzionale del vaccino Astra-Zeneca. In tanti abbiamo aspettato la conferenza stampa del capo del governo, poi quella del commissario straordinario Figlioli, invece è calato un silenzio che ci ha fatto sentire irrilevanti e soli. Alla fine abbiamo rimpianto i messaggi del precedente Presidente del Consiglio, il tanto criticato o molto amato Giuseppe Conte, del quale non si possono negare le doti comunicative. Nello scoraggiamento per il drammatico rallentamento del piano vaccinale, mentre si perdevano le speranze di uscirsene in tempi brevi, il silenzio lasciato da Mario Draghi è stato riempito da altri, perché vivendo in tempi di mass media e social network la comunicazione è passata nella disponibilità di una pletora di giornalisti e sedicenti esperti, che che hanno creato altra angoscia e confusione. Un rumore di fondo a cui si doveva ovviare con una presenza istituzionale. Anche se non c’era molto da dire, anche se parlare non è nelle corde del nostro Presidente, bastava qualche frase di incoraggiamento, giusto per infondere un senso di unità. Perché un popolo sofferente ha bisogno di stringersi attorno a un suo rappresentante, ed in questi casi i silenzi o le parole diventano la cartina di tornasole di un buon governo, mentre l’effetto di una mancata comunicazione potrebbe avere delle pesanti ripercussuoni economiche.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.