
Domenica a Palermo si è svolta una giornata di festeggiamenti per celebrare il glorioso Giornale L’Ora, erano presenti molti amici e per me è stata occasione di piacevoli memorie. La memoria è però spesso accompagnata dalla nostalgia, in questo caso non solto delle nostre giovinezze ma per una riuscita formula di finanziamento editoriale che forse ne L’Ora ha vissuto un unicum, grazie però ad alcune sinergie. Principalmente la volontà del PCI del 1954 di finanziare un quotidiano del pomeriggio senza farne un organo di partito, seconda cosa la fermezza con cui il direttore di allora Vittorio Nisticò tenne a giusta distanza i dirigenti di quel partito, terza cosa la felice acquisizione di penne meravigliose quali Aldo Costa, Marcello Cimino, Giuliana Saladino e Mario Farinella, solo per citarne alcuni. Il giornale, si sa, fece scuola a bravi giornalisti che poi si sono spostati in testate nazionali. Non dimentichiamo però che un giornale tanto coraggioso poteva sopravvivere solo grazie ai finanziamenti di un partito che in questa azione esercitò una delle più felici strategie politiche, che per anni combatté la mafia orientando a sinistra una buona fetta di elettorato, che spaziava lall’elite intellettuale al proletariato. Ho memoria di mio padre che per dovere di partito ogni mese si recava a Roma dal compagno Terenzi per garantire lo stipendio dei dipendenti. Aver tolto vitalità a L’Ora è stato uno dei maggiori sbagli del PCI negli anni in cui stava cambiando nome e identità. Vittorio Nisticò, il compianto Giacomino Galante e mio padre tentarono invano l’avventura della NEM, Nuova Editrice Meridionale, quando già il muro di Berlino stava per crollare, e ricordo la consapevolezza di non farcela, le riunioni fino a notte con Nisticò, il dovere di lottare fino a l’ultimo contro i mulini a vento. Il L’Ora è stato quindi un grande esempio di impegno civile, anche se irripetibile, ed è giusto ricordarlo.
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