Elda cap. 10, Un invito

Questo capitolo è letto da Giulia Alfano

Così passava, nella stanza angusta a Santa Flavia, il Natale più triste della loro vita. Guglielmo non era riuscito ad avere la licenza festiva di due giorni e le sue lettere dal fronte adesso arrivavano irregolarmente. Ora era a Napoli e si leggeva fra le righe che era stanco e sfiduciato, già al fronte si respirava aria di sconfitta.

La zia Teresa si spostava in Italia da un ospedale della Croce Rossa a un altro e non riuscì mai durante la guerra a prendere una licenza; con meno rammarico per Elda neanche lo zio Luca, che era di stanza in Algeria.

Da quando Elda era a Santa Flavia la mancanza di Augusto le pesava sempre più, la situazione si era complicata ulteriormente ed era potuta scendere in città soltanto una volta per vederlo, l’unico conforto erano le sue lettere che però seguivano i disservizi del collegamento postale in tempo di guerra.

Il loro rapporto stava diventando più forte e adesso, in forma epistolare, riuscivano a esprimere i sentimenti che avevano celato durante gli incontri in città. Augusto era impaziente, voleva vedere Elda e iniziò a chiederle se avrebbe gradito trascorrere qualche giorno nel suo Palazzo a Pietralunga, fra i monti delle Madonie. A lei la cosa non sarebbe dispiaciuta, c’erano però innumerevoli difficoltà da superare, innanzitutto non erano fidanzati ufficialmente e la presenza di Elda in quella famiglia avrebbe comunque generato imbarazzo, poi c’era la difficoltà di affrontare un viaggio nell’entroterra siciliano in quel periodo. Augusto aveva due sorelle minori l’una, Ludovica, era leggermente più grande di Elda l’altra, Olga, era una bimbetta di undici anni. L’unico espediente che Augusto seppe trovare fu quello di coinvolgere la sorella Ludovica. La convinse a chiedere alla Baronessa, loro madre, di ospitare l’amica Elda. Ludovica non ne fu molto entusiasta, ma Augusto conservava il segreto di un suo amore nato in paese durante lo sfollamento e ventilò un sottile ricatto.

Neanche la madre fu molto entusiasta:

“Non mi fa piacere sapere che hai stretto amicizia con quella ragazza, non per lei… ma non ho una buona opinione della sua famiglia, sono dei parvenu…”

Poi però, di fronte all’insistenza della figlia, insistenza pilotata dal fratello, scrisse una fredda e formale lettera di invito alla mamma di Elda, per invitare la ragazza al palazzo.

gentile Signora,

la mia figliuola Ludovica avrebbe il piacere di invitare la sua figliuola Elda a trascorrere qualche giorno nella nostra residenza di Pietralunga. Se la signorina vostra figlia troverà il modo di raggiungere il paese, in questi rovesci di guerra, saremo lieti di ospitarla.

Elda temeva di avere delle resistenze da parte di sua madre, invece questa sembrò ben disposta:

“La Baronessa è stata molto gentile a invitarti, sei fortunata, sulle Madonie si respira aria buona e dicono che ancora si riesca a mangiare a sufficienza, sei diventata così magra, bimba mia, che ti farà bene. Sono sicura che passerai un bel soggiorno.”

Wanda aveva anche la speranza che la visita potesse essere l’occasione più propizia per ufficializzare l’amore col giovane Augusto, ma non poteva dirlo esplicitamente.

Le Madonie non erano raggiunte dalla strada ferrata, bensì da tortuose stradine che si inerpicavano fra le montagne, percorribili col mulo, con l’automobile o con una corriera che partiva al mattino dalle vicinanze della stazione centrale di Palermo. Così la mattina dell’8 febbraio 1943, Elda prese con Giulio il treno delle sette e dieci da Santa Flavia. Giunti a Palermo suo fratello l’accompagnò dalla stazione ferroviaria a quella delle corriere per le Madonie. La ragazza affrontò un viaggio più volte interrotto, per le soste previste negli innumerevoli paesini di passaggio e per quelle di emergenza, che consentirono a numerosi paesani di vuotare lo stomaco sconquassato dalle curve di montagna, mentre Elda si tratteneva a stento.

Elda era innamorata e timorosa, la guerra aveva suggerito quella svolta precipitosa e non sapeva se e quanto sarebbe stato difficile farsi accettare da quelle persone, si sentiva però sicura dei sentimenti di Augusto che nelle ultime lettere si era dilungato nei programmi delle cose da fare insieme, una volta che lei fosse giunta a Pietralunga: non sarebbe stato facile trovare dei momenti di intimità, lo sapevano entrambi, ma lui era determinato a organizzare bene le cose. Elda anziana ebbe nostalgia dei sentimenti che la confortavano mentre guardava dal finestrino di quella corriera, e pensava a come sarebbero potute andare le cose se Augusto non fosse rimasto intrappolato nella grettezza d’animo della sua famiglia. Cercava anche di capire quali colpe aveva avuto lei: buttarsi in una situazione che presentava delle insidie e poi ritrarsi giusto quando tutto sembrava essersi risolto. Aveva fatto soffrire Augusto, di questo era certa, e far soffrire gli altri duole più della propria sofferenza.

Finalmente qualcuno le assicurò che quella bella cupola che svettava fra le stradine medievali, sovrastando l’abitato, apparteneva alla Chiesa Madre della Parigi delle Madonie, così era chiamata Pietralunga.


Per acquistare questo romanzo

I capitoli illustrati verranno invece caricati ogni quattro giorni nella categoria Capitoli #progettoelda

Nella pagina Audiolibro #progettoelda invece si potranno ascoltare le letture di tutti i capitoli.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.