Elda cap 22, Gli americani

Questo capitolo è letto da Francesco Maiorino

Alle tre del pomeriggio del 22 luglio 1943, due piccole camionette di ricognizione, grigie e veloci che si arrampicavano dappertutto, portarono nel paesino il sorriso indulgente e benevolo dei vincitori. Chi si aspettava di doversi arrendere a dei carri armati rigurgitanti fuoco e terrore, fu invece conquistato da dei ragazzi in maniche di camicia, con degli elmi a forma di scodella rivoltata, a bordo di un fuoristrada con la stella bianca che sarebbe diventato il simbolo di quell’occupazione: la Jeep[1].

“Essere ancora tedeschi here?” chiesero ai mocciosi che vi si erano radunati attorno.

Avi ca sinni ieru![2]dissero ridendo i bambini, mentre quelli lanciavano caramelle Charms col buco.

What?” chiesero ancora senza ottenere risposta, mentre la popolazione accorreva da tutti i lati e Don Ciccio si guardava attorno compiaciuto.

“Tutto qui? – disse Wanda sconcertata, osservando quei ragazzi giovani e simpatici quanto suo figlio – sono questi i nemici che ci hanno terrorizzato?”

La jeep riprese il cammino in direzione di Palermo mentre il grosso delle truppe sarebbe giunto in città alle 19,30 da corso Calatafimi, scendendo la strada montana da Monreale, chiedendo la resa a Palazzo Reale all’anziano Generale Giuseppe Molinero e l’indomani furono i tedeschi a bombardare la città.

Fu davvero un’ubriacatura, giorni di festa in cui le jeep si susseguivano sempre più numerose, circondate da bimbi laceri e ragazze imbellettate. I soldati americani si mischiavano alla folla, alti e muscolosi, freschi nelle divise estive, con solide scarpe scricchiolanti, offrivano dolciumi, sigarette, cioccolata, polvere d’uovo e di latte, strane conserve, pane bianco e scatolette di carne: spam, meat and vegetables, chili con carne. A loro volta i ragazzi d’oltreoceano chiedevano disperatamente frutta e verdura perché si stavano ammalando di scorbuto, durante la preparazione dello sbarco dalla Tunisia avevano infatti mangiato soltanto scatolette.

Fra Santa Flavia e Bagheria erano dovunque, in ogni caffè, in ogni ritrovo, in ogni piazza, pagando cento ciò che valeva dieci, mentre i siciliani rispolverarono la propria furbizia organizzando commerci.

Gli americani volevano souvenir da spedire a mamme, mogli e fidanzate, e le signore che erano state educate al ricamo nei collegi delle suore, si misero a confezionare tovagliette ricamate per il the, lo facevano di nascosto, tramite intermediarie, Wanda e Elda coinvolsero anche la nonna.

“Ma che cose di cattivo gusto mi fate fare? Quando mai ho ricamato carretti siciliani e contadinelle?” Rimbrottava la nonna la cui raffinata abilità nel ricamo era rinomata in città.

“Nonna ti prego, sono per gli americani, ce le pagano anche mille AM-lire[3]. Non c’è neanche bisogno che ci perdi tanto tempo, a loro basta che siano colorate.”

“Io l’orlo a giorno o lo sfilo per benino o non lo so fare!”

Da qualche parte nel Michigan, nello Iowa o nel Missouri, ci saranno ancora mobili da cucina agghindati con quegli orrendi centrini.

Furono anche giorni di lutti e furori di popolo: assalti ai magazzini, qualche schioppettata che lasciò per terra gente affamata, carabinieri inermi e truppe americane che facevano rispettare l’ordine dai soggetti meno raccomandabili.

Si seppe di qualche tentativo di epurazione ma, per la maggior parte dei casi, i notabili fascisti cambiarono solamente l’abito indossato, restando al loro posto.

…tratto dal romanzo Elda, vite di magnifici perdenti , di Maria Adele Cipolla

I capitoli illustrati verranno caricati ogni quattro giorni nella categoria Capitoli #progettoelda

Nella pagina Audiolibro #progettoelda si potranno ascoltare le letture di tutti i capitoli.


[1] il cui nome era la pronunzia della sigla G.P. (General Purpose = per ogni uso)

[2] se ne sono andati da un pezzo

[3] Allied Military Lire

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