Elda cap 25, Ultimi giorni d’estate

Questo capitolo è letto da Francesco Amorino

Il 23 agosto vi era stato l’ultimo bombardamento tedesco su Palermo e molti giovani socialisti e comunisti, finalmente venuti allo scoperto dopo anni di clandestinità, cominciavano a darsi appuntamento per riorganizzarsi.

“I fratelli Catania hanno aperto la casa dei genitori mentre la famiglia è ancora sfollata.” raccontava Vittorio.

“Si lo so, saranno in venti – rispondeva Giulio – ci sono pure i Santelia, Pietro mi ha raccontato che c’è un continuo litigio fra socialisti e comunisti.”

L’ospitalità comoda e informale di Igea e Vittorio invogliava molti di loro anche a sostare ogni tanto alla dépendance, che ormai era diventata un laboratorio politico.

In quello scorcio di fine estate le discussioni più animate avvenivano spesso nella spiaggia dell’Olivella, allora pulita e con una sabbia fine e chiara, anche se meno bella di quella di Mondello.

“Siamo forse degli incoscienti a venire qui – diceva Giulio – le spiagge sono tutte minate.”

“No… – rispondeva Pippo – in paese dicono che le mine, non appena collocate, sono state tolte a una a una dai contadini.”

“E come mai?” chiedeva Vittorio.

“Ordine di Don Ciccio, per favorire lo sbarco.”

“Ma va! – diceva canzonandolo Giulio – la verità è che ti vuoi buttare a mare, incosciente!”

“La verità è che qui è così bello che viene voglia di crederci – diceva Vittorio – Igea però, per favore, il bambino tienilo a ridosso.”

“Non ti preoccupare che tanto io sto qui lo stesso, per via dell’ombra.”

Ottavia aveva un costume rosso e guizzava in acqua come un pesce, in quel periodo aveva fatto il ritratto a ognuno di loro e adesso dipingeva en plein air il paesaggio marino. Spesso mentre lei dipingeva Giulio le si avvicinava nella battigia, parlavano molto e scherzavano.

C’era ancora un suo olio appeso alla parete di quello studio, Elda si alzò per guardarlo da vicino, riprendeva quella spiaggia dove si vedevano lei e Igea accudire il neonato nella cesta: ecco com’erano allora! Igea con le sue inconfondibili gambe sode che ricordavano quelle delle ragazze di Gauguin, lei con una fascia a pallini in testa… Elda ricordava tutto di quel giorno… Vittorio, Giulio e Pippo stavano in piedi sulla sabbia discutendo, litigando e ridendo con due compagni appena arrivati.

“Bisogna stare attenti alla Democrazia Cristiana perché quelli stanno approfittando dell’esilio di Don Sturzo…” diceva Gioacchino, un giovane comunista nisseno[1], che discuteva in camicia con L’Unità sottobraccio.

“Ma tu vedi nemici dappertutto?” diceva un certo Rodolfo, che invece era socialista.

“Siete voi socialisti che vi volete fare fottere! Guardate che dentro il vostro partito si sta creando una fronda separatista!”

“Voi comunisti di Caltanisetta siete vittime del centralismo politico, vi state montando la testa, tutto voi sapete!” scherzava Pippo spingendolo a mare.

“Guarda che Caltanisetta era chiamata l’Atene della Sicilia, noi siamo i megghiu i tutti[2], guarda il compagno Pompeo, che è diventato un capo partigiano!” diceva ridendo Gioacchino mentre riemergeva dall’acqua.

Elda rammentava anche di aver osservato Igea allattare il bambino e di averla confrontata con Augusto, lei era un ragazza colta e intelligente, leggermente insicura perché cresciuta senza madre, era aristocratica come Augusto e educata in collegio come Ludovica, ma anche così semplice nei modi e nel vestire che le dava un senso di rilassatezza, le stava facendo capire che si poteva essere nobili senza bisogno di guardare la gente dal sopra in sotto come faceva Augusto.

Elda a quel tempo era frastornata e rapita da quelle persone, spesso non capiva quei riferimenti politici ma s’imbatteva in un mondo assolutamente nuovo, in cui si mischiavano passioni, amori, sentimenti fraterni, diversità di pensiero, tutto esplicitato con irruenza e naturalezza, con vitalità e sincerità, e lei che neanche due mesi prima stava ancora intrappolata nel formalismo austero di quella società aristocratica, non riusciva a capire come sarebbe mai riuscita a conciliare quei due mondi tanto diversi. Gorla l’avrebbe potuta aiutare ma lei non gli aveva detto tutta la verità. D’altronde era a sé stessa che doveva chiedere cosa fare con Augusto, ma sapeva che se l’avesse fatto, l’altra Elda le avrebbe risposto di lasciar perdere quel rapporto.

Complice il disservizio postale[3] la comunicazione fra loro si era interrotta, lei probabilmente aveva voluto metterlo alla prova e lui non aveva più scritto, a quel punto Elda si era sentita autorizzata a lasciare le cose in sospeso.

…tratto dal romanzo Elda, vite di magnifici perdenti , di Maria Adele Cipolla

I capitoli illustrati verranno caricati ogni quattro giorni nella categoria Capitoli #progettoelda

Nella pagina Audiolibro #progettoelda si potranno ascoltare le letture di tutti i capitoli.


[1] Cittadino di Caltanisetta.

[2] i migliori di tutti

[3] Il collegamento postale era stato interrotto a luglio ma era stato ripristinato a fine agosto, anche se da allora le lettere seguivano i capricci di quel disordine generale.

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